English | Español | Português | Italiano | Français | Deutsch | Nederlands | August 15, 2018 | Issue #40 | |||||||
Marcos della Selva contro i megamulini del capitalismoChe affronta gli avidi arraffoni che ambiscono all’Istmo di Tehuantepec in Oaxacadi Al Giordano
|
Foto: D.R. 2006 Annie P. Warren |
Ma è sorto un problema sulla strada degli avidi arraffoni verso la dominazione mondiale, in questo stretto del Messico dove il Pacifico e l’Atlantico si avvicinano: le famiglie che coltivano più della metà di questa terra si sono rifiutate di cedere i diritti di 700 ettari delle loro terre. Ed è scoppiata una battaglia tra due venti: uno che soffia dall’alto ed un altro dal basso, passando da sinistra, sapendo entrambi che il vento che vincerà questo istmo avrà un vantaggio strategico in tutte le battaglie a venire.
Non si tratta di mulini a vento, ha tuonato il Subcomandante Marcos lunedì mattina nella ventosa pianura. “Si tratta di giganti”.
La ghiotta ambizione per l’Istmo di Tehuantepec è un mega progetto del capitale e dello Stato che non si ferma ai mulini a vento. Comprende anche nuove strade ed oleodotti che collegano i porti dei due oceani, una diga di sbarramento idroelettrica che si espande in Jalapa del Marqués, Mecche turistiche al posto delle piccoli comunità di pescatori tra Salina Cruz e Huatulco ed una nuova zona di fabbriche – questi mulini per il lavoro a basso costo che generano potere ma non dal vento, ma da muscoli ed ossa umane, lunga tutta la frontiera Messico-Stati Uniti – che sfrutterà la povertà dei lavoratori che i mega progetti sgombereranno delle loro terre e delle risorse naturali che coltivano.
E così è arrivato in questa ariosa pianura il Delegato Zero per approfittare del vento che solamente mani umane, e non macchine, possono ricevere: quello della ribellione. “Non siete soli”, ha detto ad altre comunità di gente in lotta (leggasi: ancora umane) in tutto l’istmo. Nella piazza di La Venta ha detto: “Lotteremo con voi contro questi mulini a vento.
Non c’è soluzione dall’alto”, ha detto Marcos indicando il cielo, “Questa volta sì che li sconfiggeremo”.
Otro Periodismo è arrivato in questo villaggio, a venti minuti dalla città di Juchitán, due giorni prima della visita di Marcos, per una riunione nell’umile sede di piccoli allevatori ed ha intervistato, filmato, registrato, fotografato e raccolto le loro proteste e le loro di rifiutare di offrire le loro terre ai mulini a vento giganti.
Alcuni residenti hanno testimoniato il fastidio per il rumore dei sette generatori presenti e di avere paura per quello che le 500 torri eoliche potrebbe provocare al loro udito. Altri denunciano lo spargimento sui terreni coltivati di 400 litri di petrolio che ogni generatore deve utilizzare. Ad altri non piace il fatto di “affittare” – per 13 pesos al giorno per ettaro (circa 1,20 dollari) – ed altri ricordano che le promesse fatte dagli agenti immobiliari riguardo le prime sete torri, non sono state mantenute. “Sono venuti”, l’abitante del luogo Alejo Girón ricorda quanto accadde quando furono istallate queste sette torri, “raccontando bugie, promettendo dai 300 ai 500 pesos al giorno per ettaro, ma una volta che le torri sono state installate, hanno pagato solo due pesos al giorno (venti centesimi di dollaro) e solamente per i giorni che le torri generavano energia”. (I generatori a vento non funzinano per il 60% del tempo, quando c’è molto o molto poco vento). “Le stesse promesse non mantenute come negli anni sessanta, quando un progetto di irrigazione sperimentale doveva portarci l’acqua, per vedere poi il 70% dell’acqua di questa diga finire nella raffineria statale, e adesso qui non abbiamo acqua”.
Altri ancora hanno invocato il trattato dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che stabilisce che i popoli indigeni hanno diritto a ricevere un’informazione onesta sulle proposte di sviluppo delle loro terre, ed hanno sottolineato la completa assenza di quest’informazione da parte della Commissione Federale dell’Elettricità (CFE) e delle otto compagnie straniere che vogliono installare questi mostri, relativamente all’impatto del mega progetto sulla loro salute e le loro vite. La gente è assetata di informazione adeguata. “Vogliamo sapere di gente in altri paesi, della loro esperienza con queste torri eoliche”, ha detto a Otro Periodismo Jonás Marcos Ayala, un giovane leader di questa lotta, “Per favore, chiedete loro di aiutarci a saperne di più”.
“Le compagnie stanno pagando dei ‘coyotes’ per convincere altra gente di qui ad affittare la terra”, ha aggiunto Girón. “Stanno cercando di fregarci in ogni modo. L’ultima voce che hanno diffuso è che Marcos viene ad abbattere le sette torri eoliche che già ci sono”.
L’Isthmo di Tehuantepec sulla costa del Pacifico di Oaxaca. |
Altri vogliono semplicemente continuare a mangiare pesce. I loro amici e parenti nelle vicine comunità di pescatori vicino al Mar Muerto si sono ribellati in armi alla prospettiva di avere un muro naturale tra i loro due habitat di pesca (vedere la mappa) – e la loro regolazione stagionale del flusso di acqua salata e dolce, andata e ritorno, che crea un miscuglio unico di specie per i pescatori – poiché il mega piano prevede che nella parte alta si costruiscano altre torri che spargono petrolio. Ediberto – un pescatore di San Mateo del Mar – è venuto a La Venta lunedì per dire alla comunità vicina: “Ci siamo organizzati per protestare e per dire no al corridoio del vento. Noi, pescatori ed allevatori di gamberi, abbiamo visto l’inquinamento che produce lo spargimento di petrolio che provoca cambiamenti nelle correnti d’acqua. Abbiamo visto la sabbia piena di tartarughe e pesci morti. Che cosa succederebbe con duemila torri eoliche nella nostra regione? Non siamo stati consultati né informati. Questo progetto potrebbe portare alla morte delle nostre specie marine, delle nostre attività, dunque, della nostra identità culturale”.
Ricercatrice messicana Sofía Olhovich: “Il progetto prevede l’installazione di 2.100 torri eoliche. Questo su 110.000 ettari. Foto: D.R. 2006 Annie P. Warren |
Le multinazionali – di Spagna, Francia e Stati Uniti – hanno scatenato agenti di borsa per comprare e rivendere le quote generate dal Parco Eolico. Carlos Manzo suggerisce che “una maniera con cui i compagni di questi paesi potrebbero aiutarci, è protestare in quei paesi e città dove queste multinazionali hanno sede; informare la gente dei loro piani di distruzione della nostra terra e cultura”. Queste compagnie sono Endesa, Gamesa, Iberdrola, Preneal (Spagna); Energía del Istmo (associata a Electricité de France), Fuerza Eólica (associata a General Electric), Cader-EHN y Eoliatec.
“Gli agenti immobiliari stanno incontrando una forte opposizione in San Mateo del Mar”, ha sottolineato la ricercatrice Betina Cruz, nativa di Juchitán che attualmente svolge attività sul campo nella regione con lo studio del Plan Puebla Panamá del governo messicano – di cui il Parco del Vento è la pietra fondamentale – per la sua borsa di studio all’Università di Barcellona. “Questi pescatori hanno votato in un’assemblea popolare che non permetteranno agli agenti di entrare”.
Chiunque creda al dettato neoliberista secondo cui qualsiasi fonte di energia elettrica alternativa ai combustibili fossili o atomici sia di conseguenza “buona” – senza guardare alla dimensione del progetto, la sua centralizzazione o i beneficiari – dovrebbe visitare il villaggio dimenticato di Jalapa del Marqués, sulla strada montuosa tra questi villaggi costieri e la città di Oaxaca. Fino agli anni cinquanta, Jalapa era una comunità agricola – essenzialmente di mais, fagioli e frutti tropicali – sulla riva di un piccolo fiume. Ma nel 1961 il governo messicano ha costruito una diga inondando il villaggio. Durante la stagione secca la guglia del campanile della chiesa emerge dall’acqua. Restano sommerse le case dove una volta viveva la gente.
Vista di Jalapa del Marques Foto: D.R. 2006 Annie P. Warren |
Oggi, Jalapa del Marqués è un miscuglio di comunità di sfollati, molti sradicati della propria identità culturale che possedevano i loro genitori zapotecos, huaves o mixes. Altri sono semplicemente capitati qua, sfollati di altre regioni impoverite, o come risultato delle invasioni di terre appoggiate dal governo anni fa. Molte delle strade sono asfaltate ma pochissime auto vi transitano. Sono più comuni le biciclette. È ancora più comune vedere la strada vuota. La maggioranza delle case è fatta di legno. Questo paese di 10.491 abitanti, la domenica si presentava tranquillo, dopo tutto è un giorno di riposo. Ma quando siamo ritornati il lunedì, un giorno della settimana, sembrava un paese fantasma progettato da tecnici del governo.
Molti vivono e lavorano la terra vicina alla vasta estensione del lago artificiale che copre la vecchia Jalapa. Altri pescano lì. Le uniche industrie sono la coltivazione e la pesca ed alcuni ristoranti sulla strada Crisitóbal Colón (Federale 190) utilizzati dai camionisti e da altri di passaggio. La Commissione Federale di Elettricità del Messico (CFE) vuole innalzare il livello della diga e costruire un impianto idroelettrico di 20 MW di potenza, con un costo di 22 milioni di dollari, un progetto che sfollerà le famiglie dalle loro case ed i contadini dalle loro terre.
Eteilina Morales Hernández (a destra) Foto: D.R. 2006 Annie P. Warren |
Come a La Venta e nei paesi peschieri della costa, la gente di Jalapa del Marquès ha ricevuto poca informazione da parte dello Stato su come l’aumento del livello della diga colpirà le loro vite, ma l’esperienza del 1961 è ancora abbastanza viva nella memoria, e la povertà estrema in cui vivono è tanto evidente che non crederebbero a niente di quello che la CFE direbbe loro. Sanno già le stesse cose della gente di La Venta: che le promesse dei tecnici del grande progetto energetico, di dare ricchezza e cose gratis ai residenti locali, sono promesse che sicuramente non saranno mantenute.
“Questa regione è molto strategica per quelli che stanno in alto”, ha detto il Subcomandante Marcos a circa duecento aderenti alla Sesto Dichiarazione zapatista venuti da tutto l’istmo a questo terzo giorno di piccole riunioni e un grande incontro. “Ma è strategica anche dal basso”.
Il suo messaggio, qui e in tutte le parti, è che la gente di La Venta deve aiutare la gente di Jalapa del Marquès, e viceversa, contro il nemico comune, e che gli altri movimenti indigeni e sociali della regione dovrebbero fare la stessa cosa. “Vi chiediamo, a livello regionale, di creare una Commissione di Corrispondenza per tenere informata la gente di qui su quanto accade… la vostra lotta sarà riportata dai media alternativi”.
Foto: D.R. 2006 Annie P. Warren |
Quello che seguirà, gentile lettore, non sarà solo la conseguenza di quanto accadrà nell’Istmo di Tehuantepec, ma se le proteste per questo troveranno posto nell’uragano nazionale ed internazionale che sta scatenando il viaggio del Delegato Zero, lanciato come Don Chisciotte o forse come David contro i giganti. Mentre queste lotte dal Chiapas a Quintana Roo a Yucatan a Campeche a Tabasco a Veracruz ed ora a Oaxaca si sommano, c’è il pericolo che ci si dimentichi delle lotte nell’ultimo stato visitato da Marcos mentre ne appaiono di nuove nei successivi 24 stati messicani, più il Distretto Federale .
E di tutti questi luoghi dobbiamo farci carico noi, che egli chiama “media alternativi”, non solo per parlare dell’evento e riferire coerentemente della “lotta della settimana”, ma perchè possiamo stabilire una comunicazione duratura con gli attivisti in ogni luogo, continuare a seguirne gli sviluppi, denunciare repressioni, senza tralasciare nessun prigioniero politico, per accendere i riflettori nazionali ed internazionali su di loro (perché è più difficile per i potenti estinguere qualcuno alla luce che nell’oscurità).
Il compito diventa ogni giorno sempre più arduo ad ogni tappa di questa carovana. È più grande di noi. Qualcuno – Don Chisciotte, il Delegato Zero, tu o io – potrebbe definirlo un gigante.
Oggi, questo corrispondente, 22 membri di Otro Periodismo, la squadra di Narco News e la Brigata Flores Magón, hanno riunito le loro umili risorse per offrire volontariamente i loro servizi report, audio, video, fotografico e logistico per riferire queste storie vere. I nostri sforzi crescono, ma anche il gigante. Continuate a sognare il sogno impossibile. Mandate fionde e pietre più che potete. La battaglia è cominciato. Continuerà….
Fai clik qui per altro ancora dell’Altro Giornalismo con l’Altra Campagna
Read this article in English
Lea Ud. el Artículo en Español