English | Español | Português | Italiano | Français | Deutsch | Nederlands | August 15, 2018 | Issue #40 | ||||
Leggendo in Internet “L’Altra Campagna” Zapatista: Parte I- GuanajuatoI mezzi di comunicazione commerciali ignorano la storia mentre il Subcomandante Marcos mette sotto accusa il capitalismodi Al Giordano
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L’Altra Campagna, primi di marzo in Querétaro Foto: D.R. 2006 Ricardo Azarcoya Alemán |
Negli scorsi 18 giorni, il vostro corrispondente ed i suoi colleghi di Otro Periodismo sono stati nella stessa situazione di ogni altro lettore che tenta di seguire questa storia “on the road”: dipendente da una serie di riprese e registrazioni audio grezze, fotografie inviate a siti Internet spesso senza sottotitoli di spiegazione e scarse cronache scritte – tutto in lingua spagnola – per tentare di mettere insieme quello che sta avvenendo in questo laboratorio nomade di rivolta. Ecco un breve sommario delle informazioni che finora sono apparse on-line…
Marcos ha lasciato lo stato di Querétaro il 10 marzo, dove aveva ascoltato coltivatori della Sierra Gorda (e formulato un chiarimento di come i “mediatori” in favore dei super-ricchi stanno cercando di portare via l’ultimo metroquadrato di terra a quelli che la lavorano), messicani indigeni già sfollati in città (dove ha ventilato la possibilità di questa ribellione-in-formazione che scavalchi il muro negli Stati Uniti), lavoratori industriali ed urbani (dove ha proposto un incontro nazionale dei lavoratori a Città del Messico il 29 aprile poi una manifestazione nella capitale il 1° Maggio) e dove l’EZLN si è unito alla guerra per l’acqua di El Batán dei coltivatori ed allevatori che difendono il sangue della loro vita da Coca Cola, Kimberly Clark e dalle altre multinazionali che cercano di prosciugare la campagna per alimentare un parco industriale molte miglia lontano. Questi quattro reportage – più le telecronache video di queste lotte – forniscono il tipo di copertura che realizza Otro Periodismo, con le relative traduzioni, che questa squadra di strada avrebbe voluto fornire anche negli stati successivi dell’itinerario ma che non ha potuto fare per mancanza di benzina.
Da qui, il Delegato Zero è arrivato nello stato del Presidente Vicente Fox, Guanajuato: una delle regioni messicane in qui il Trattato di Libero Commercio del 1993 ha provocato un gigantesco esodo di operai e contadini verso gli Stati Uniti, come conseguenza della rovina economica causata nelle fabbriche e nell’agricoltura nazionali.
Nel suo primo servizio dall’Altro Guanajuatoo, Hermann Bellinghausen, de La Jornada, scrisse:
“…l’altra campagna entra oggi nelle terre otomí di Guanajuato, ed ore dopo nella Gran Chichimeca, territori e popoli che ufficialmente non esistono, perché in Guanajuato, come in Aguascalientes, e da poco Querétaro e Tlaxcala, i popoli indios sono ritenuti estinti. Ma non è vero. E non solo. Tutto indica che possiedono un concetto di identità ed appartenenza più forte della maggioranza meticcia di questa regione, decisamente trasnazionalizzata dai governi panisti e dall’emigrazione sistematica negli Stati Uniti.”
Qui, Marcos ha ascoltato dagli indigeni Otomí (il gruppo etnico al quale appartiene don Andrés Santiago de Vásquez, 96 anni d’età, veterano della Scuola di Giornalismo Autentico di Narco News ed uno dei membri anziani del Congresso Nazionale Indigeno del Messico) sulla battaglia per proteggere la loro collina sacra, Pinal de Zamorano (che loro lo chiamano “l’ombelico del mondo” come riporta Bellinghausen) dalla società telefonica messicana Telmex che cerca di installarci sopra delle antenne per le comunicazioni.
Marcos si è riferito al padrone di Telmex, il magnate Carlos Slim, che la rivista Forbes ha recentemente incluso nella sua lista come l’uomo più ricco d’America Latina e che ha ottenuto la compagnia telefonica nazionale da parte del governo messicano del presidente Carlos Salinas de Gortari, appena 15 anni fa. Ha detto:
“Si chiama Carlos Slim, è appena assurto alle cronache come il terzo uomo più ricco del mondo. Ovvero, si può comprare tutto il Messico. Ed uno pensa, possiede già tante cose, può accontentarsi, ma no, vuole di più. I ricchi sono tutti così. E ce lo hanno insegnato anche i nostri antenati che dovevamo stare attenti, perché i ricchi non si fermano. Non crediate che se (Slim) ha un milione di pesos sarà contento. No, ne vuole due, tre, 10, 100, mille. Ed anche se fosse padrone di tutto il mondo vorrebbe altri pianeti, perché i ricchi, i capitalisti, sono così”.
Ci sono qui altre parole con cui Marcos ha detto agli indigeni riuniti a Guanajuato, come il Presidente Vicente Fox ed altri non capiscono – né vogliono capire – nessuna delle 62 lingue indigene che attualmente si parlano in Messico:
“Ma parlategli in inglese a Fox e vedrete che capisce e non dice le stronzate che dice in spagnolo, perché non solo la sua lingua è l’inglese, nel suo cuore è straniero. Non importa il colore, ma dove uno guarda”.
Hmmmm. C’è qualcosa d’altro su quello che dobbiamo pensare. Il presidente del Messico non saprà nemmeno quello che sta succedendo nel suo stesso paese se questo non viene riportato anche in inglese.
Quando L’Altra Campagna zapatista viene citata sulla stampa messicana, e in alcuni reportage liberali o di “sinistra” in altre lingue che non sia lo spagnolo, citano solitamente le critiche di Marcos ad Andrés Manuel López Obrador, candidato presidenziale del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) che molte cronache definiscono come un politico di “sinistra”.
Uno può leggere ed ascoltare questo argomento sui mezzi di comunicazione conservatori – che vedono in questo una divisione della sinistra – così come tra simpatizzanti di López Obrador, arrabbiati perché il dirigente radicale più popolare del Messico, l’insurgente Zapatista Marcos, non appoggia il presunto candidato della sinistra.
Ma i media commerciali (e, tristemente, alcune fonti meno conservatrici) hanno mantenuto il blocco informativo dell’altro lato della storia: che Marcos e L’Altra Campagna criticano con uguale decisione gli altri partiti politici ed i loro candidati, in Messico. La critica zapatista al partito del presidente della Repubblica Vicente Fox (al PAN) è stata particolarmente dura in Guanajuato come lo è stata in altri stati governati dal PAN, da Yucatan fino a Querétaro durante il viaggio dell’Altra Campagna.
Circa il PAN a Guanajuato e le sue basi conservatrici, cattoliche e “capitaliste di libero mercato”, Marcos ha detto:
“Dietro il partito adesso alla guida del paese, vediamo la doppia morale di chi si dice preoccupato per la famiglia e contemporaneamente promuove la crescita della pornografia e dei postriboli nei luoghi in cui governa. Ci hanno spiegato che nelle località dove governa Azione Nazionale, inspiegabilmente crescono il numero di postriboli, la pornografia ed il traffico di minori per commercio sessuale. La cosa paradossale è che è gente che si dice molto cattolica e che accorre regolarmente a messa, probabilmente per chiedere perdono per tutti i peccati che fa nel resto della settimana.”
Al giorno seguente nell’Altro Guanajuato, quando il governo panista dello stato proibì a Marcos di visitare i prigionieri politici del luogo, Marcos ha rafforzato i suoi attacchi al PAN invitando ad un boicottaggio nazionale ed internazionale contro il governo dello stato e contro tutta la propaganda elettorale del PAN. Dopo tutto, anche l’autoritario e repressivo regime del governo del PRI nello stato di Oaxaca aveva permesso al Delegato Zero di entrare – come si può vedere nei video informativi di Narco News – alla prigione di Tehuantepec ed Ixcotel, per parlare con i prigionieri politici ed attaccare lo stesso regime. Ugualmente, in gennaio, Marcos potè entrare nella prigione dello stato di Tabasco, anch’esso governato dal PRI, per visitare altri prigioneri politici.
Ma nel Guanajuato panista, dove i politici parlano di “libertà”, le porte della prigione sono rimaste chiuse. Marcos allora, fece un appello per realizzare “un boicottaggio e sabotaggio “contro tutti i materiali ed eventi di campagna elettorale del PAN.
Durante la visita in Guanajuato (a soli tre giorni dei 170 durante i quali L’Altra Campagna sta attraversando il territorio messicano) il Delegato Zero ha ascoltato i cittadini che respingono i piani del governo di imporre discariche nelle terre dove si trovano le comunità indigene, simili alle “riserve” indiane negli Stati Uniti ma neanche riconosciute come tali dal governo. Ha anche ascoltato molti dei 330 minatori del Collettivo Santa Fede che, secondo Bellinghausen, “hanno descritto una ‘storia di repressione, inganno ed usurpazione ai limiti”’ che hanno vissuto mentre il governo ruba la loro miniera per darla ad un’impresa canadese. Marcos ha ascoltato i giovani che affrontano la repressione poliziesca per il loro modo di vestire. A Salamanca, dove la gente vive all’ombra di un parco industriale, il Delegato Zero ha ascoltato la storia dell’inquinamento ambientale che compromette quotidianamente le loro vite, avvelenando i polmoni dei residenti. È qui dove la multinazionale Techem ha le sue fabbriche che producono prodotti chimici come l’insetticida Maliathon. E come un cittadino ha detto a Marcos:
“L’aria è pestilenziale, irrespirabile. Per non dire come si mette quando ci sono esplosioni nella fabbrica. Ma siccome non esistono regole… Mi guardi, da giorni sono malato in gola, e il dottore dice che non ho infezione… Così vado avanti”.
Bellinghausen ha scritto nella sua cronaca:
“Il cancro negli adulti e la leucemia nei bambini hanno un’incidenza scandalosa. Nell’incontro al quale partecipano non più di 200 abitanti, molti lamentano qualche malattia e molti hanno perso familiari a causa del cancro causato dall’inquinamento chimico di Techem”.
Queste “storie di dolore” come Marcos le definisce, sono state raccontate in tutti i 17 stati in cui il Subcomandante Zapatista ha viaggiato ed ascoltato.
Ma queste storie non vengono trasmesse dai mezzi di comunicazione commerciali. Forse un motivo del silenzio è che le stesse industrie dalle quali dipendono i media commerciali per gli spazi pubblicitari che vendono, sono le responsabili di questo dolore. Come Marcos ha spiegato alcune settimane fa a Puebla, dopo aver ascoltato gli operai di una maquiladora di pantaloni, giubbotti ed altri prodotti da esportazione negli Stati Uniti ed in altri paesi:
“In questa merce, questi pantaloni o in questo giubbotto, è scritta una storia che è stata coperta nel momento in cui hanno tinto il pantalone di blu “mezclilla” i cui residui – l’eccedenza della tintura – sono statti gettati ed hanno inquinato l’acqua della Valle di Tehuacán. E mentre inquinano quest’acqua colpiscono la gente, le comunità che dipendono da queste sorgenti. E addirittura, nel momento di perdere l’acqua e perdere la terra, devono emigrare negli Stati Uniti e cercare lavoro là: forse come impiegati, forse cuochi, forse lavoratori in campagna. E camminando in una delle grandi città degli Stati Uniti vedono nelle vetrine quei pantaloni e quel giubbotto che sta lì con una marca nordamericana con un prezzo in dollari, ma loro sanno che è stato prodotto qui dai loro stessi familiari, qui a Tehuacán.“Ma questa storia non si sa, compagni e compagne, non si sa. In un solo pantalone, in un solo giubbotto, in un chilo di zucchero, non si vede la sofferenza dei lavoratori per fare in modo che quel prodotto sia lì. E, soprattutto, non si vede lo sfruttamento. Non si vede chi si intasca la ricchezza che produce questa merce.”
(Per leggere un altro eccellente reportage dell’Altra Campagna in Puebla e la storia dei lavoratori della maquila, vedere il reportage di John Gibler su Z-Net).
Una persona che capisce lo spagnolo può ascoltare direttamente l’informazione su L’Altra Campagna dagli archivi audio degli interventi di Marcos – ed in molti casi dei membri delle comunità che lottano e che rilasciano la loro testimonianza – in ognuno degli stati visitati fino ad ora, nelle pagine web o stazioni radio libere KeHuelga e Radio Pacheco a Città del Messico. Ci sono anche molte fotografie, audio e video così come reportage dei corrispondenti di media alternativi che stanno viaggiando con la Carovana de L’Altra Campagna in Indymedia Chiapas.
La pagina web di Enlace Zapatista —lo stesso blog del Subcomandante— è una collezione ben organizzata di registrazioni audio e video, fotografie e, a volte, trascrizioni delle riunioni tenute da Marcos in tutto il paese.
Un elenco parziale di “media alternativi” che coprono l’Altra Campagna a diversi livelli, appare a questo link. Non elencati in quella pagina (forse perché la tendenza dominante fra i media alternativi che coprono l’Altra Campagna è vagamente anarco) è qualcuno dei migliori reportage in spagnolo del percorso dell’Altra Campagna. Sono realizzati da membri dei citati Partito dei Comunisti del Messico, anche il Partito Comunista del Messico ha la sua copertura dell’Altra Campagna. (Questo giornalista di tendenza anarcosindacalista, apprezza molto l’abilità e l’etica di lavoro dei nostri fratelli e sorelle comunisti che scrivono servizi coerenti delle notizie: qualcosa che molti membri della maggioranza delle correnti libertarie potrebbero e dovrebbero imparare).
Ed ovviamente, c’è Otro Periodismo con L’Altra Campagna, l’unico progetto che usa il giornalismo di parola per descrivere quello che facciamo, e che informa non solo in spagnolo, ma anche in inglese ed anche italiano, francese, tedesco e portoghese
Ma, come già detto, siamo ai margini, per ora, aspettando il prossimo pieno di benzina… spettatori come ogni altro lettore.
Per il momento, nei prossimi giorni, tenteremo di offrire sintesi simili su quanto accaduto nell’Altra Campagna negli stati di Aguascalientes, Jalisco e Nayarit per mantenere i lettori aggiornati sullo sviluppo di questa Altra Campagna che – come è evidente per qualsiasi persona che pone sufficiente attenzione per rompere il blocco informativo imposto dai mezzi di comunicazione commerciali – sta cambiando la storia del Messico e di tutta l’America.
Vi lasciamo, per adesso, con un altro appuntamento del Subcomandante Marcos dall’Altro Guanajuato. Un’altra volta, qualcosa che non potrete leggere nel Los Angeles Times o nel Washington Post:
“La nostra proposta è di abbattere il governo e i grandi industriali. Non sprechiamo più tempo in richieste e commissioni davanti ad un governo che non solo non ci ascolta, ma ci disprezza profondamente. Un governo per il quale siamo di troppo. La gente che sta in basso, la gente umile e semplice, li disturba mentre cercano di impadronirsi del paese e trasformare la bandiera in una prostituta”.
Come giornalisti, siamo anche lavoratori, abbiamo visto la nostra professione e le bandiere della “libertà di stampa” e “libertà di espressione” trasformarsi in prostitute con i mezzi di comunicazione commerciali come i suoi postriboli. Nel frattempo, noi, come lavoratori dei media autentici che non mentono per guadagnarci, ci siamo messi nello stesso luogo come il resto del pubblico: Costretti a cercare “percorsi alternativi” e macinare miglia di strada lungo “l’autostrada dell’informazione” per dedurre quello che sta succedendo dove si sta facendo la Storia.
Questo riassunto ha richiesto alcune ore negli internet point, a tuo beneficio, gentile lettore. Ma come lavoratori, veramente vorremmo riportare le notizie dal luogo in cui accadono i fatti. Presto, speriamo… molto presto.
Fai clik qui per altro ancora dell’Altro Giornalismo con l’Altra Campagna
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