English | Español | Português | Italiano | Français | Deutsch | Nederlands | August 15, 2018 | Issue #40 | |||
In Queretaro, L’Altra Campagna zapatista impugna il martello dell’operaio urbanoDopo aver ascoltato le testimonianze in undici stati messicani, il subcomandante Marcos prevede una “ribellione nazionale”di Al Giordano
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Foto: D.R. 2006 Bertha Rodríguez Santos |
Dirigendosi a Nord, il portavoce mascherato e ribelle ha ascoltato anche le vere storie delle lotte degli insegnanti per salvare l’istruzione pubblica e democratizzare il loro sindacato contro le dirigenze corrotte, dei tecnici dei telefoni e dei lavoratori emarginati e sfruttati nelle fabbriche in Puebla e le loro “storie di dolore”, degli anziani ed ex-braceros che si sono riuniti a Tlaxcala e che in giugno accompagneranno Marcos lungo la frontiera con gli Stati Uniti… Ma è stato qui in Queretaro, culla della lotta messicana per l’indipendenza dalla Spagna nel 1810, che la mano che impugna la falce o il machete ha impugnato il martello dell’operaio e Marcos ha detto al lavoratore della città: “Vogliamo imparare da voi”.
È una lotta del XXI° Secolo che va molto oltre le falci e i martelli del XX° Secolo: All’Altra Campagna Zapatista hanno aderito già migliaia di organizzazioni, famiglie e singoli individui; si sono uniti giovani stanchi di essere criminalizzati solo per il fatto di essere giovani e ribelli; casalinghe “che vedono la differenza tra i prezzi dei prodotti di base ed i bassi salari a loro disposizione”, ha denunciato oggi Marcos; prigionieri politici e le loro famiglie; media alternativi e giornalisti autentici; omosessuali, lesbiche ed “altri amori”; bambini; anziani; chiunque dimenticato dalle classi mercantili e politiche dominanti… una diffusione di resistenze che questa nazione – forse nessun paese – non ha mai visto, che tesse le sue molte battaglie in una sola e grande battaglia.
Forse la sfida più grande per un movimento cominciato sulle montagne del Sudest Messicano con una sollevazione a sorpresa di contadini indigeni, è se potrà penetrare fino all’interno delle fabbriche, le miniere ed i centri di lavoro urbani, e così trasformarsi in un movimento davvero nazionale. “L’Altra Campagna non potrà essere una lotta di classe”, ha dichiarato Marcos martedì, “senza la presenza degli operai”.
L’Altra Campagna ha ora raggiunto la mano che produce e la mano che produce risponde. Abbiamo iniziato questo reportage nella Sede Sindacale della fabbrica di copertoni dove gli operai, che sono stati licenziati e rimpiazzati quando la multinazionale francese Michelin ha comprato le società B.F Goodrich ed Uniroyal, una volta lavoravano… e possono ancora farlo.
Anni fa, i capi del precedente sindacato stabilirono gli uffici centrali del Sindacato dei Lavoratori della Uniroyal nel vicino Los Alamos, in Queretaro: quei corrotti amministratori del dolore hanno venduto i loro iscritti nell’anno 2000. E’ stato qui quando 638 operai qualificati furono gettati come spazzatura e rimpiazzati da uomini e donne più disperati di loro che dovevano lavorare per dodici ore per 1.000 pesos (circa 90 dollari) alla settimana (un terzo di quello che guadagnavano a volte gli operai sostituiti).
Arnulfo González Nieto Foto: D.R. 2006 Bertha Rodríguez Santos |
“Noi fummo venduti da capi corrotti del sindacato, conosciuti come Charros” , ha spiegato González Nieto. “I Charros sono parte del corporativismo del governo messicano. Loro lavorano con le grandi organizzazioni del lavoro: la CTM (Confederazione dei Lavoratori del Messico) e CROC (Confederazione Rivoluzionaria di Operai e Contadini). Sono burocrati che si arricchiscono in maniera illegale perché sono sempre al servizio della direzione dell’impresa. La fortuna di un charro spesso supera quella del dirigente della fabbrica o perfino del suo padrone. Nel nostro caso, la CTM firmò un contratto per proteggere gli interessi della compagnia rispetto a qualsiasi richiesta dei lavoratori”.
“Adesso siamo disoccupati”, ha proseguito González Nieto. “Alcuni di noi hanno cercato miglior fortuna e lavoro negli Stati Uniti. Altri guidano i taxi. Ed altri ancora si trovano in situazioni difficili e perché siamo stati addestrati a fare copertoni. L’anno scorso, uno di noi, Mario Federico Flores Cárdenas, si è suicidato. Nel suo messaggio finale, scrisse che lo faceva perché ‘non aveva più alcuna possibilità di guadagnarsi da vivere’. Altri hanno patito divorzi e problemi psicologici poiché non potevamo più sostenere le loro famiglie, non potevano mandare i figli a scuola”.
“Quando la CTM ci tradì, sequestrò la Sede Sindacale”, ha ricordato González Nieto. “Noi abbiamo combattuto. Convocammo un’assemblea e votammo per eleggere i nostri rappresentanti. Nell’ottobre del 2005 abbiamo recuperato questa sede e quella di Città del Messico. Siamo riusciti ad ottenere il riconoscimento legale della nostra leadership a livello federale. Quando abbiamo ripreso possesso di questi uffici, li abbiamo trovati abbandonati, saccheggiati; i nostri documenti erano sparsi dappertutto. Ma ora abbiamo riattivato il lavoro del sindacato e questo ci rende molto felici”.
I nuovi lavoratori nelle fabbriche Michelin, ha detto González Nieto, “vivono sotto un terribile controllo. Noi non possiamo avere nessun contatto con loro. I loro salari sono eccessivamente bassi e devono lavorare dodici ore al giorno. Abbiamo ricevuto notizie di ferite, danni ed incidenti che hanno colpito i lavoratori poco o male preparati. Ed abbiamo saputo che la stessa storia succede in tutto il mondo”.
Nel 2004, alcuni membri del Sindacato Uniroyal sono stati invitati dagli operai delle fabbriche di Francia e Italia per raccontare le loro storie. “Nella città Francese dove nel 1985 lavoravano 35.000 persone che facevano copertoni Michelin, ne sono rimasti 4.000”, ha detto González Nieto. “Abbiamo trovato fabbriche smantellate ed altre in procinto di esserlo. Le produzioni sono state trasferite in India, Cina ed Europa dell’Est. Tuttavia, nel 2004, Eduard Michelin, il proprietario di maggioranza della compagnia, annunciava un incremento dei profitti del 140%”.
Gli operai della fabbrica di Città del Messico che fa copertoni per la compagnia Euskadi hanno imparato la lezione degli operai della Uniroyal ed hanno cacciato i loro leader sindacali charros intraprendendo uno sciopero che ha obbligato i proprietari a cedere il controllo della fabbrica agli operai e condividere con loro la metà dei guadagni. “Abbiamo saputo che la loro battaglia è ora un esempio internazionale”, ha detto sorridente González Nieto. “Hanno democratizzato il loro sindacato ed espulso i charros”.
Martedì di pomeriggio, il Subcomandante Marcos è arrivato in questa sede sindacale rivitalizzata. Qui, González Nieto gli ha detto: “Siamo in basso e a sinistra e per questo abbiamo aderito alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Adesso noi ed i fratelli e le sorelle dell’EZLN siamo uniti. Siamo uguali”.
Altri attivisti del lavoro – insegnanti, lavoratori dell’Istituto Messicano della Previdenza Sociale (IMSS), un rappresentante degli operai che lottano per il loro posto di lavoro contro la compagnia Tornel, ed altri – hanno preso il microfono per convocare un coordinamento nazionale ed un’azione tra operai e sindacati nell’Altra Campagna zapatista. Poi, è arrivato il turno di Marcos che ha preso il microfono:
“Vogliamo comprendere la lotta degli operai nella città, particolarmente nel settore industriale”, ha detto Marcos. “Le nostre radici e la nostra colonna vertebrale sono i popoli indigeni del Chiapas. Non siamo venuti a proporvi di essere i leader di altri settori. Ma in questa prima tappa dell’Altra Campagna vogliamo conoscere, ed assicurarci che altri conoscano, la vostra resistenza e come far nascere solidarietà ed appoggio”.
Quindi Marcos ha fatto alcune proposte a questi operai, come ha fatto due settimane fa agli ex-braceros a Tlaxcala: “Vi chiediamo, come lavoratori dell’industria… di diventare maestri nell’Altra Campagna, di insegnare a noi e ad altri settori, che cosa è un movimento operaio… Voi sapete come si gestiscono i contratti. Gli indigeni, i giovani, gli altri che ancora non vi conoscono hanno bisogno di sapere come fare… per favore, fateci lezione”.
“Alcuni vedono la ribellione Zapatista, o la lotta degli operai di Euskadi, o la vostra lotta, come pecche o eccezioni del capitalismo”, ha considerato Marcos. “Ma queste lotte sono realmente suggerimenti della possibilità di un altro Messico. La lotta di quelli di Euskadi ha dimostrato l’importanza di continuare a costruire l’appoggio internazionale. L’Altra Campagna non è solamente il posto della gente più in gamba e migliore del Messico, ma è anche un posto dove gente come voi insegni a tutti quanti. Perché anche tutti gli altri settori organizzati della società si trovano sull’orlo dello stesso abisso”.
“Nel caso di dover proporre l’esproprio di un’impresa… per favore aggiungete il nome dell’EZLN. Dei tanti lavoratori morti nella miniera in Coahuila, è responsabile il capitalista”, ha detto Marcos, suggerendo che quella miniera dovrebbe essere il posto per “iniziare l’offensiva” e restituire le imprese nelle mani dei lavoratori. “Dire agli operai ‘Adesso andiamo per la tua fabbrica’ è qualcosa di nuovo”.
Il Delegato Zero ha anche proposto che i membri del sindacato l’accompagnino a Città del Messico il 1º Maggio – Giornata Internazionale del Lavoro – per una manifestazione di massa, “ma che non sia solamente di un giorno… Abbiamo bisogno un Altro Maggio dei Lavoratori” ed ha proposto “un incontro nazionale” dei lavoratori dell’industria “che si svolga qui in Queretaro, con voi come anfitrioni. Insieme possiamo riunire ‘Gli Altri Lavoratori’ in Messico”.
Dopo questa riunione, i leader e membri sindacali si sono riuniti in privato con il Subcomandante Zapatista, per pianificare i prossimi passaggi. Uomini e donne che poco tempo fa sono stati gettati per strada sono balzati sullo scenario nazionale dalla loro riconquistata sede sindacale. Dalle ceneri di una terribile sconfitta in questa città, solo sei anni fa, dopo un’infaticabile lotta, nasce la possibilità di un Altro Messico… l’esproprio di una nazione dalle mani di chi l’ha rubata… una ribellione nazionale… Un altro Messico… non solamente seminato… ma anche costruito… da mani umane.
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