Il giudice nega la libertà alla mazahua incarcerata per i fatti di Atenco
Poliziotti hanno testimoniato che non ha partecipato nessuna donna, ma Magdalena García Durán continua a stare in prigione
di Alfredo Méndez Ortiz
La Jornada
1 giugno 2007
Non tiene in considerazione la testimonianza dei sei poliziotti sequestrati
Il giudice nega la libertà alla mazahua incarcerata per i fatti di Atenco
C’è l’ordine di portare per le lunghe il processo, accusa l’avvocato della difesa
ALFREDO
MENDEZ ORTIZ
Sei poliziotti, che erano stati sequestrati da un gruppo di abitanti di Atenco durante gli scontri nel maggio del 2006, hanno testimoniato davanti al giudice penale di Texcoco, stato del Messico, che durante la loro privazione illegale della libertà non c’era nessuna donna, ma solo esclusivamente uomini.
Ciononostante, l’indigena mazahua Magdalena García Durán rimane reclusa nella prigione di Texcoco, accusata di partecipazione nel sequestro dei sei poliziotti durante gli operativi dell’anno scorso.
Queste testimonianze sono una prova decisiva che fa cadere le accuse della Procura Generale di Giustizia dello Stato il Messico, PGJEM, contro García Durán… in teoria, ma il giudice penale, Alberto Cervantes Juárez, ieri ha negato all’indigena mazahua la scarcerazione, rifiutando l’istanza presentata dai suoi avvocati tre settimane fa.
La motivazione del giudice è stata che il suo avvocato, Bárbara Zamora, non ha apportato “nuove prove” che dimostrino l’innocenza della sua difesa.
Come ha spiegato in un’intervista l’avvocato di García Durán, “è completamente falso che non si sarebbero portate nuove prove; noi abbiamo presentato documenti che testimoniano l’innocenza di Magdalena.
Ma c’è anche un nuovo elemento: il fatto che i poliziotti presuntamente rapiti dagli abitanti di Atenco sono già comparsi davanti al giudice Cervantes.
Nelle loro dichiarazioni, i sei poliziotti hanno risposto alle domande su chi li aveva privati della loro libertà, dicendo che le sei-otto persone erano tutte di sesso maschile.
Ma per il giudice questa prova non è stata sufficiente. Com’è possibile che non ammetta l’innocenza di Magdalena, se gli stessi poliziotti sequestrati hanno dichiarato in sede processuale che erano solo uomini e che non c’è stata partecipazione di donne al sequestro?” – ha spiegato la avvocato.
Bárbara Zamora ha assicurato che il giudice ha ricevuto le nuove prove…
“Tra i documenti presentati ce n’è uno molto importante di un dirigente della delegazione Cuauhtémoc nel DF, che il 3 maggio 2006 (data del sequestro denunciato dai sei poliziotti) fa constare che Magdalena – che faceva parte di un consiglio consultivo di indigeni della Città del Messico – stava promuovendo un concorso di artigianato su scala locale.
“Il giorno dei fatti che le sono imputati, Magdalena stava effettuando un giro con autorità della capitale in diverse delegazioni. Com’è possibile che si continui ad accusarla di aver partecipato ad un sequestro nella zona di Texcoco ed Atenco, quando è stato dimostrato che era nel DF?” – denuncia Zamora.
Secondo la avvocato, il giudice si è rifiutato di liberare l’indigena mazahua a dispetto delle prove che dimostrano la sua innocenza, perché “sicuramente ha l’ordine di portare per le lunghe il processo affinché il governatore mexiquense (Enrique Peña Nieto) non perda il capitale politico vista le terribile violazione dei diritti umani degli abitanti di Atenco, che sono detenuti da più di un anno”.
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