Cronaca: le ore nella Città Universitaria, la sua disputa
Oggi è il giorno quattro dopo che la PFP è entrata e si è ripresa Oaxaca
di Alejandro Suverza / Inviato
El Universal
2 novembre 2006
15:06 – Oaxaca sa di lacrimogeni
Membri dell’Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO) stanno in mezzo ai gas.
A 100 metri dall’Università Autonomo Benito Juárez c’è lo scontro, è lì dove si vedono blindati, scudi e caschi.
Nei 160 giorni, questo è lo scontro più diretto ed aperto delle forze pubbliche contro l’APPO.
I giovani che appoggiano all’APPO riscattano i cilindri di gas e li ributtano indietro.
Migliaia di elementi della PFP sono di fronte a centinaia di appisti che resistono tirando pietre.
Ci sono auto incendiate.
Oaxaca piange
Nei giorni passati, un ufficiale aveva detto che non sarebbero entrati, che avrebbero rispettato l’autonomia.
Razzi, tre elicotteri. L’ultimo bastione dell’APPO nell’università sta per essere sgomberato.
Niente è sufficiente contro le forze pubbliche federali.
Oggi è il giorno quattro dopo che la PFP è entrata e si è ripresa Oaxaca.
Il punto dei Cinco señores è quello dove lo scontro è più forte da quando le forze sono entrate a Oaxaca.
Contengono, lanciano lacrimogeni con l’obiettivo di prendere la Città Universitaria.
Gli elicotteri sorvolano bassi, lanciano lacrimogeni.
Migliaia di abitanti, di membri dell’APPO, col volto coperto da fazzoletti, in maglietta, resistono, ributtano indietro i lacrimogeni, lo scontro a terra ed in aria dura da più di tre ore.
Lanciano getti di coca cola, di aceto.
Radio Universidad continua ancora a trasmettere, chiede rinforzi.
I tre elicotteri lanciano fino a tre bombe lacrimogene contemporaneamente.
Membri dell’Assemblea Popolare dei Paesi di Oaxaca (APPO) distribuiscono aceto, latte e coca cola tra i loro compagni che si trovano sulle barricate.
Questo è il giorno in cui Oaxaca soffre, respira ed osserva la repressione delle forze federali.
Radio Universidad invita tutti a scendere in strade, a portare petardi: “È la lotta per l’ultimo bastione, l’università”, dicono.
Il lacrimogeno piove, tre elicotteri bombardano la piazzetta Cinco siñores, a poco più di 200 metri dall’università. La popolazione resiste… Oaxaca è irrespirabile.
Donne ed uomini con secchi d’acqua corrono da un posto all’altro, mentre il suono delle eliche è il preludio della fine dell’operativo, per recuperare la città universitaria.
Gli elicotteri sorvolano a circa 200 metri. Periferico e La Noria sono lo scenario.
“Zapata vive!”, migliaia di abitanti lo gridano, quando riprendono la piazzetta dei Cinco Señores. L’elicottero aspetta che tutta la massa si riunisca infiammata allo slogan.
Poi, più di 20 lacrimogeni cadono, sono lanciati proprio lì.
Dopo lo scontro, è confermato che un membro dell’APPO è morto per l’impatto di un lacrimogeno.
Gli elicotteri stanno sopra. È una lotta, uno scontro dall’alto verso il basso.
L’Università non è stata ancora presa. “Non lo permetteremo”, dice uno dei dirigenti dell’APPO che non vuole dare il nome.
Centinaia di persone saltano, gridano, battono sui pali.
Alle 15 e 03 l’Università non è stata presa
“Non ce l’hanno fatta!”, gridano centinaia di membri del magistero e dell’APPO che battono sui pali, come segnale di trionfo.
“Non ce l’hanno fatta, dovevano andare al bagno!”, dice un uomo col fazzoletto inzuppato di aceto e coca cola.
(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)
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