“Avanti gente! Riprendiamo Oaxaca”
“Residenti” armati di fucili AR-15 hanno goduto della totale impunità nella giornata più sanguinaria vissuta da Oaxaca nel conflitto attuale
di Diego Enrique Osorno
Speciale per The Narco News Bulletin
29 ottobre 2006
Dalle frequenze 99.1 FM, la clandestina e recentemente creata “Radio Ciudadana”, incitava “il popolo che finalmente sta liberando la città dal sequestro della APPO”.
Un anonimo annunciatore riportava dalla potente stazione pirata che “gli abitanti di Santa Lucía del Camino hanno deciso di togliere le barricate e sono stati attaccati dagli amici di Flavio Sosa”.
E mentre continuavano ad incitare le guardie “a prendere l’esempio da Santa Lucía del Camino”, in calle Calicanto di questo municipio urbano di Oaxaca, i presunti “abitanti” descritti alla radio governativa avevano in loro mano carabine 15 con le quali attaccavano a colpi i membri della APPO che rispondevano all’erta degli abitanti della zona.
Quei “residenti” sono stati quelli che hanno distrutto la vita del cameraman Brad Will, che hanno sparato contro il fotografo di MILENIO, Oswaldo Ramírez e contro altri due abitanti rimasti feriti in questa popolosa zona della metropoli oaxaqueña.
“Avanti gente! Riprendiamo Oaxaca”, continuavano ad incitare dalla radio dove gli eroi sono il Governatore Ulises Ruíz Ortíz, la Procuratrice Lizbeth Caña Cadeza ed i vili sono Flavio Sosa, Enrique Rueda, Carlos Abascal e Gabino Cué.
Nel frattempo, “i residenti” continuavano, in lontananza, con i loro fucili AR-15, sorridendo e godendo dell’impunità che dà loro essere presunti poliziotti al servizio del municipio del PRI a Santa Lucía del Camino.
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Quando è iniziata la sparatoria qualcuno ha detto che erano dei razzi. “Ma taci, sei come quello stronzo di Ulises Ruíz”, hanno subito esclamato i compagni, tutti agguerriti abitanti del municipio urbano di Santa Lucía del Camino che correvano a vedere da dove venivano gli spari.
Tutti gli abitanti erano ormai abituati, dopo due mesi di barricate, alle sparatorie contro di loro, alle notti tese ed alla paura, ma non alla morte che ieri hanno visto da vicino.
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“Senti. Sono Brad di Indymedia New York, Stati Uniti, sarò in Messico per questo sabato – per favore scrivimi – sto andando in Bolivia a dare una mano e non ho molto tempo per stare nella tua bella città ma troveremo solidarietà. Brad Will”, dice il messaggio mandato dal documentarista statunitense nella pagina web dell’agenzia di notizie alternativa con cui collaborava.
Brad non era un novellino, durante le guardie nell’auditorium della sezione 22 del SNTE raccontava le sue avventure in Brasile, descrivendo le ribellioni in Bolivia durante l’insurrezione indigena guidata dall’adessoa Presidente Evo Morales.
Quello che gli piaceva meno documentare erano le riunioni ufficiali fino a che è arrivato all’hangar dell’aeroporto della città dove il Governatore Ulises Ruíz Ortíz ha ricevuto due settimane fa un gruppo di senatori. “È l’atto ufficiale più surreale che ho mai visto in vita mia”, ripeteva dopo, dicendo che con questo avrebbe realizzato il documentario che stava registrando, che stava registrando, che stava registrando….
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Che cosa è succsso ieri a Oaxaca quando è continuata a volare polvere da sparo? Secondo il governo dello stato, questo: “Oggi più di trecento barricate nella città e blocchi di strade all’interno dello Stato, hanno impedito l’esercizio dei diritti fondamentali degli oaxaqueños, impedendo il libero transito e lo svolgimento delle sue attività quotidiane”.
“Come risultato del conflitto cittadina per il permanente uso della violenza, minacce e sequestro che hanno subito gli oaxaqueños da parte della APPO, in questi ultimi giorni si sono verificati scontri con conseguenze deplorevoli.”
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I monologhi dello scontro, della disperazione. Monologhi che erano anche il preludio all’uso di due armi da fuoco da parte di simpatizzante della APPO:
Primo monologo: “Dove sono le dannate pistole?, Dove sono? Biisogna tirarle fuori ora, con questi stupidi razzi non gli facciamo niente! Portale, vai, vai a prenderle con la moto. Fatta madre. La stampa? Che vada al diavolo! Non vedi che hanno appena ammazzato uno di loro. Vai a prendere le armi (si sentono quattro spari dall’altra strada). Cosa ti ho detto. Vai”.
Secondo monologo: “Adesso sì gli facciamo male. Sparagli tu. Ma prendili. Via i fotografi. No, no, no. Al diavolo. Spegni quella telecamera, spegnila. Non vedi che hanno appena ammazzato un tuo compagno? Non ha visto che hanno sparato anche a quello di MILENIO. Spegni la telecamera. Meglio che te ne vai e non riprendi, sennò poi dicono che abbiamo ammazzato noi il tuo compagno”.
Terzo monologo: “Questa stupida pistola non fa niente. Loro hanno le carabine, noi questa cazzata (rivoltella .38), ma vineremo anche versando sangue la facciamo vedere noi a quegli sbirri di Ulises Ruíz”.
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Nella notte, quasi le undici. La “Radio Ciudadana”, ribattezzata “Radio URO” dalle iniziali di Ulises Ruíz Ortíz, diceva: “La legge non si negozia, si applica” e ricordava ai servitori del popolo che quando avevano preso possesso dei loro incarichi “avevano detto di rispettare e far compiere la legge”.
Agli ascoltatori offrivano un’altra massima “La violazione flagrante della legge è tema quotidiano, le barricate, l’occupazione di edifici pubblici, l’aggressione a funzionari, il sequestro di stazioni radio, l’incendio di autobus, la chiusura delle strade, i danni al patrimonio storico e culturale dell’umanità, cos’ come molte altre azioni perpetrate dai gruppi di manifestanti, sono qualcosa di latente che continua a colpirci senza che si faccia niente per fermarlo”.
Sembra che le autorità, per lo meno quelle municipali, ieri hanno deciso di fare qualcosa.
Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo
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