Oaxaca: è fallito lo sciopero degli imprenditori, scoperto l'operativo per destabilizzarr
L'APPO, infiltrata da pistoleri… l'azione coperta vorrebbe creare caos e vandalismo
di Hermann Bellinghausen
La Jornada
29 settembre 2006
Oaxaca, Oax, 28 settembre - Lo sciopero di 48 ore organizzato dall’iniziativa privata oaxaqueña è fallito quasi completamente. Salvo il medio-commercio ed i distributori di benzina, l’appello delle camere imprenditoriali non ha ricevuto risposta dalla maggior parte dei commercianti. Hanno aperto tutti i mercati, i grandi magazzini e la maggioranza dei ristoratori, così come il piccolo commercio ed alcuni stazioni di servizio.
Le principali linee di autobus e di taxi hanno lavorato, dopo essersi accordate con l’Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO) due giorni fa. Solo nel Centro Storico ed in alcuni quartieri residenziali si è vista una chiusura parziale di stabilimenti, e non più alta di quelle osservate in altre occasioni. La situazione era similare in tutto lo stato.
Operazione coperta
La Jornada aveva ricevuto informazioni sicure su un ampio operativo di provocazione organizzato dal governo statale per creare una situazione di caos e di vandalismo durante lo sciopero imprenditoriale, per favorire un previsto ingresso della Polizia Federale Preventiva (PFP) in questa città con lo scopo di “ristabilire l’ordine”. Quattro gruppi di priísti affiliati alla CROC ed alla CTM, di poliziotti ed impiegati municipali, sarebbero stati pronti per assaltare negozi e passanti, per rubare e bruciare auto, per aggredire la popolazione ed i mezzi di comunicazione, facendosi passare per membri dell’APPO.
Le azioni avrebbero coinvolto circa 300 persone previamente addestrate ed organizzate in quattro gruppi coordinati dai leader priísti David Aguilar e Nahúm Carreño, dal capo della polizia Aristeo López e dall’appaltatore Hugo Ruiz Ortiz (fratello del governatore). Dell’operazione era responsabile il segretario di Governo, Heliodoro Díaz Escárraga, ed il titolare della Protezione Cittadina, Lino Zelaya Luría.
Una dettagliata denuncia è stata fatta da membri del PAN ed il PVEM che hanno incarichi intermedi nell’amministrazione locale ed hanno occupato posti con le elezioni. Si sono presentati al reporter e si sono pienamente identificati, ma hanno chiesto di conservare l’anonimato per paura di rappresaglie. Una informazione dello stesso tipo appare firmata dal giornalista Luis Ocejo Martínez, nell’edizione di oggi del quotidiano Noticias.
Alcune persone del dispositivo clandestino sono infiltrate da più di un mese nelle barricate dell’APPO, “per imparare le modalità” e guadagnarsi la fiducia degli autentici attivisti. Due o tre di loro hanno partecipato nel servizio d’ordine del hotel Camino Real, domenica scorsa “mascherati” con vestiti casual, berretto ed armati di bastoni; sono stati quelli che hanno aiutato a fuggire i deputati che si trovavano col giornalista Ricardo Rocha ed appaiono pure nel programma Oaxaca: la mera verità, presentato martedì da Tele Azteca.
Hanno già veicoli “colorati” come se fossero dell’APPO, tra questi c’è un pick-up grigio con doppia cabina. La cosa più allarmante è che le persone infiltrate parteciperebbero armati all’eventuale resistenza alla PFP, che invece agirebbe presuntamente disarmata, ed il loro compito sarebbe quello di sparare contro gli agenti. “Se ci fossero uno o più poliziotti morti, per colpa apparentemente del movimento sociale, rimarrebbe giustificato l’intervento immediato dell’Esercito ed il coprifuoco” – hanno detto i dichiaranti.
“Hanno bisogno di pretesti per dare un monito esemplare e per reprimere la ribellione del popolo” – hanno aggiunto.
Uno di loro ha spiegato: “Sono panista, non ho mai votato per Ulises Ruiz. Non sono neanche d’accordo con l’APPO o con i maestri, ma non capisco perché il mio partito sostenga questo governatore”.
I dichiaranti hanno pure rivelato l’esistenza di un piano per bloccare linee telefoniche, segnali radio ed “abbattere” il campo dei cellulari durante l’operativo della PFP che ci si aspetta nelle prossime ore o nei prossimi giorni.
Un fatto che potrebbe essere in relazione è avvenuto all’alba di mercoledì: la stazione XEYG, La consentida, di Matías Romero, è stata parzialmente incendiata da sconosciuti che hanno lasciato scritte, firmate APPO, che minacciavano di morte il veterano annunciatore Romualdo Santiago. La XEYG è proprietà del deputato federale di Convergenza Humberto López Leña che domenica è stato testimone dell’attacco armato nell’hotel Camino Real della capitale da parte della polizia locale e che ha riprovato davanti ai media “ la Oaxaca di Ulises Ruiz”.
L’Unione delle Comunità Indigene dello Zona Nord dell’Istmo (Ucizoni), membro dell’APPO, ha condannato l’attentato ed ha denunciato che l’azione “è stata commessa da personaggi del governo in rappresaglia per l’ampia copertura che questa radio ha dato alla mobilitazione cittadina”.
I fatti “coincidono con le provocazioni orchestrate mercoledì da Luis Alvarez, rappresentante di Ulises Ruiz nella regione, che ha tentato infruttuosamente di far riprendere le lezioni nella secondaria Demetrio Vallejo, di Rincón Viejo, Petapa, insieme ad un gruppo di noti priísti”, secondo l’Ucizoni. “Fino ad ora, le provocazioni ed i fatti di violenza sono provenuti unicamente dal gruppo fedele al governatore”. Ed aggiunge che le minacce contro Fredy Landa e Leonel Gómez (radiocronisti indigeni) e Migdalia Espinoza e Carlos Leonardo, così come le aggressioni che ha subito la mobilitazione popolare in María Lombardo e l’accanimento penale contro attivisti, “sono provenuti da presidenti municipali, agenti del Ministero Pubblico, delegati di governo, autotrasportatori e poliziotti, tutti coinvolti nella rete di corruzione legata ad Ulises Ruiz Ortiz”.
Ucizoni sostiene che: “I fatti di violenza dimostrano la disperazione di un gruppo politico che è sul punto di perdere i suoi privilegi” ed ha dissociato l’APPO da qualunque atto violento, “perché con questo si concima solo il terreno per un’azione repressiva da parte dello Stato”.
Nel frattempo più di 40 organismi civili, universitari, indigeni e dei diritti umani hanno invitato oggi a mezzogiorno ad un atto simbolico alla Fonte delle Sette Regioni, con la parola d’ordine “Ulises Ruiz, macchiato di sangue del popolo oaxaqueño”, durante il quale hanno ripudiato l’uso della forza pubblica e qualunque soluzione repressiva del conflitto sociale e politico. Gli organizzatori hanno denunciato le responsabilità dei governi statale e federale per le violazioni dei diritti umani degli oaxaqueñi. “Lanciamo un appello urgente al governo federale per ricordargli che la complicità è tanto grave come il commettere atti ingiusti contro il popolo di Oaxaca”.
Un gruppo di donne vestite di bianco si è tolta sangue davanti a decine di telecamere e reporter e l’hanno scagliato contro un ritratto, in dimensioni reali, del governatore oaxaqueño. Poi hanno messo l’immagine in una gabbia di legno, che sembrava una prigione, insieme alle fotografie di altri funzionari statali, tutte macchiate di sangue. “Se esistesse uno stato di diritto, Ulises Ruiz sarebbe in prigione” – hanno detto.
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