Il movimento a Oaxaca affronta minacce e spari, mentre nello stato arriva la Polizia Federale Preventiva
L’Assemblea Popolare blocca gli edifici del governo municipale e respinge un altro attacco della polizia
di Nancy Davies
Notizie da Oaxaca
9 agosto 2006
Alle 10 del mattino del 7 agosto c’è stato un blocco del Palazzo Municipale di Oaxaca. A nome dell’Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca (APPO), 500 insegnanti di Ocotlán hanno organizzato un presidio nella Piazza della Danza recentemente “rinnovata”, che si trova a fianco dell’entrata del palazzo municipale della capitale dello stato di Oaxaca. Ocotlán conta su 1.000persone nella Sezione 22 del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione.
Fino a lunedì scorso, fra i numerosi sforzi della APPO per bloccare totalmente tutte le funzioni dello stato, non c’era stata nessuna azione diretta contro il governo municipale. anche se il presidente municipale, Jesós Ángel Díaz Ortega, non è assolutamente ben visto dalla gente: è soprannominato “Chuchubolas” dalla gente e, generalmente, è considerato solo un burattino nelle mani del governatore Ulises Ruiz Ortiz (“URO”). Quando, ad esempio, erano stati danneggiati diversi siti della città col fine di ottenere fondi per la ristrutturazione – che poi invece sono stati deviati per la fallita campagna elettorale di Roberto Madrazo, la gente ha accusato immediatamente Ruiz e non ha mai menzionato il Chuchubolas.
Tutti gli sforzi sono stati rivolti alle funzioni del governo dello stato, che sono state interrotte. Inoltre, quando i cittadini vedono “l’ex-governatore” che cerca di riunirsi con un membro qualsiasi del suo gabinetto in un ristorante o in un hotel, radunano una massa di persone che blocca le porte di questi luoghi.
Mentre il movimento bloccava per il decimo giorno la Casa di Governo, il Parlamento statale ed il Tribunale Superiore di Giustizia di Oaxaca, così come la Segreteria delle Finanze, la Procura, i tribunali penali ed altre installazioni, 300 elementi della Polizia Federale Preventiva sono arrivati in città nella notte di lunedì.
Secondo una mia stima personale, 40 municipi e paesi in tutto lo stato hanno deciso di fare cambiamenti (sufficientemente importanti da poter essere menzionati dai periodici e/o dalla radio), tra i quali, occupare 20 palazzi municipali. Sette di questi hanno richiesto l’aiuto fisico degli insegnanti della Sezione 22 del SNTE. Inoltre, diciannove municipi si sono affiliati ufficialmente alla APPO, il che vuol dire che invieranno gente nella capitale per contribuire alla lotta.
Il movimento si è appropriato anche di circa 60 autobus e 18 auto ufficiali, tra cui due autopattuglie della polizia. Rogelio Pensamiento Mesinas, membro del Coordinamento Provvisorio della APPO, ha detto che hanno dato priorità ai veicoli appartenenti a brigate mobili del governo, così come alle pattuglie del Traffico, a quelle della polizia municipale e della Polizia Preventiva. Tutti i veicoli sono di colore bianco e chiaramente visibili. Ha spiegato che non sono stati toccati i camion dei pompieri e le ambulanze.
I veicoli sono stati raggruppati nel Centro Storico o nei parcheggi degli edifici pubblici occupati. Il movimento cercherà di danneggiare il meno possibile questi veicoli, “perché sono della gente, che li ha pagati con le proprie tasse”. Si stanno usando anche due piccole Volkswagen per impedire l’accesso allo zócalo.
Lunedì mattina, quando hanno avuto luogo questi eventi, ci sono stati blocchi delle strade, intermittenti o fissi a seconda delle decisioni prese da ogni singolo municipio.
Così hanno proseguito per l’obiettivo successivo: mantenere paralizzata la regione con l’ingovernabilità, occupando anche il Palazzo Municipale di Oaxaca. In mezzo a tutta questa confusione, poche persone si sono rese conto di quanto stava succedendo.
Due giorni fa, alcuni agenti della Polizia Municipale di Oaxaca avevano lasciato il loro quartier generale ed erano stati spostati in un altro edificio ubicato nel municipio di Santa Cruz Xoxocotlán (paese ora in ribellione). Sembra che lì avrebbero dovuto incontrarsi col personale della Polizia Federale Preventiva (PFP).
Lunedì mattina è scattata l’allerta rossa. L’allarme è stato lanciato sia dalla stazione radio degli insegnanti (Radio Plantón, 96.8 FM), che da quella degli studenti (Radio Universidad, 1400 AM).
La notte precedente, il 6 agosto, circa 300 elementi della PFP erano arrivati a Oaxaca. Lunedì, alle 10 del mattino, era stato sferrato un attacco da circa 30 poliziotti arrivati su 5 pickup (alcuni in abiti civili) – in Colombia Reforma, dove membri della APPO bloccavano l’ufficio della Segreteria delle Finanze.
Radio Università aveva coperto l’evento mentre i poliziotti sparavano pallottole ed usavano gas lacrimogeni. La gente della APPO aveva risposto con pietre e bastoni, respingendo la polizia. Vari membri della APPO erano stati feriti e solo una donna presentava una ferita di pallottola in una gamba. È possibile che la donna sia stata ferita proprio dal Coordinatore della Pubblica Sicurezza, Aristeo López Martínez (che funge anche da capo delle operazioni speciali di polizia). López Martínez aveva una carabina AR-15, secondo La Jornada. Il quotidiano riportava che quando i membri della APPO avevano iniziato ad inseguire i poliziotti, López Martínez aveva smesso di sparare in aria ed aveva mirato dritto alla gente. Quelli della APPO si erano buttati a terra e tutti i poliziotti erano scappati; López Martínez su una moto nera BMW.
La donna ferita ha parlato più tardi alla radio, quindi immagino che non sia stata ferita in modo grave. Tre poliziotti municipali hanno riportato ferite alla testa da pietre ed un maestro è stato ferito alla colonna vertebrale.
Non è legale che la polizia si vesta in abiti civili, arrivi su auto private ed attacchi una protesta pacifica.
E questo è quanto accaduto nella mattinata.
Per tutto il giorno si sono susseguiti gli allarmi, ma non c’è stata nessun’altra aggressione da parte dei 300 agenti della PFP. Alla radio però è stato denunciato che un uomo, identificato come Catarino Torres Pereda, era stato prelevato da tre uomini con un camion ed era sparito. Dopo un bel po’ di tempo, durante il quale la APPO pensava che fosse “desaparecido”, il segretario della protezione civile ha confermato che Torres Pereda, direttore del Comitato di Difesa Cittadina (Codeci) era stato arrestato a Tuxtepec e si trovava provvisoriamente nella città di Matías Romero, in attesa di essere trasferito nello stato del Messico. Il suo nome va aggiunto alla lista dei prigionieri politici.
Quando l’attacco della mattina alla sede delle Finanze aveva interrotto le trasmissioni, io sono passata per Piazza della Danza di fianco ad un venditore ambulante che aveva una radio portatile ed ho visto il presidio: teli di plastica azzurri e gialli legati con corde per proteggere dalla pioggia. Le donne erano sedute all’ombra e gli uomini si riposavano su seggiolini portatili. Uno di loro affilava il suo machete. L’entrata era bloccata da insegnanti seduti sui nuovi marciapiedi di cemento liscio sotto una bandiera di Ocotlán appesa sull’edificio del municipio. Mi è parso che le armi principali dei maestri fossero le sedie gialle di plastica che stavano arrivando proprio in quel momento.
Quando sono tornata a casa, giravano già diverse versioni. C’erano rapporti che assicuravano che tutto era calmo e tranquillo e poi arrivavano altri allarmi. E’ stato un giorno sulle montagne russe culminato nell’ansia quando la APPO ha trasmesso un appello perchè più gente possibile arrivasse in piazza. Molte persone sono arrivate in città da vari punti dalla valle centrale. Alle 9:30 di sera, Canale 9, la stazione TV occupata, presentava con i propri nomi – ed i rispettivi paesi di provenienza – 12 bravi uomini che rappresentavano la forza del popolo; uno di loro, per quanto visto, aveva circa undici anni e l’altro era un anziano.
Circolavano voci secondo cui il grande attacco sarebbe iniziato alle 11:00 di notte. López Martínez confermava che i governi statale e municipale si stavano preparando per sgomberare il presidio della APPO dal Centro Storico. Questo sarebbe dovuta essere un indizio che niente del genere sarebbe successo.
La mattina del 9 agosto – senza che si fosse verificato nessun attacco – abbiamo saputo dell’omicidio di un uomo. Era professore dell’Università Autonoma Benito Juárez di Oaxaca ed identificato come Marcos García Tapia, di 35 anni ed appartenente alla Facoltà di Odontologia. I resoconti dicono che è stato assassinato da due uomini in motocicletta, nella notte, fuori del perimetro controllato dello zócalo.
Sono andata nella Piazza dalla Danza e da lì ho proseguito per lo zócalo. Entrambi i posti erano calmi. I contadini appena arrivati nello zócalo erano armati di pali di legno e di ferro. Li accompagnavano donne e bambini.
Dunque, secondo me (come sempre, questo è un punto di vista soggettivo), quella in atto in questo momento è una guerra sporca di bassa intensità. Diverse opportunità per ammazzare la gente del movimento non sono state usate. Credo che il piano sia esaurire le persone con la paura ed alti livelli di tensione, sommati ad alcuni morti di cui non può essere ufficialmente accusato URO. In effetti, oggi il governo ha smentito che URO avesse ordinato alla polizia di attaccare la sede delle Finanze. Può negare di aver chiesto la presenza della PFP in città, o che quei poliziotti siano stati coinvolti nei fatti, perché sembrano fare molto del loro sporco lavoro in abiti borghesi.
Ma anche il movimento è capace di esaurire psicologicamente URO. La gente lo segue dappertutto. Nello stile di una buona rivoluzione, si prende gioco di lui e lo insulta costantemente, come fa anche col suo ex segretario della protezione civile, José Franco Vargas (che attualmente prosegue nell’incarico di maniera non ufficiale), che chiama “Chuckie II”, in onore al film dell’orrore americano. Inoltre, le persone più intransigenti nel negare l’evidenza, come dice costantemente Canale 9, devono aprire bene gli occhi. Il canale televisivo non solo mostra solo ogni manifestazione ed ogni fatto repressivo, ma trasmette filmati di altri atti di repressione, incluso il massacro di Tlatelolco del 1968 a Città del Messico, e l’oppressione dei palestinesi da parte degli israeliani. Questo fa parte di un progetto educativo trasmesso via radio, televisione e su schermi pubblici nello zócalo. Tutto lo stato è coinvolto in una guerra aperta, nella quale l’obiettivo è cacciare i capi del Partito Istituzionale Rivoluzionario che rimangono e stabilire un ordine sociale più giusto.
La politica della mano pesante, a questo punto, implicherebbe un’invasione militare, un parallelo oaxaqueño con il vicino stato militarizzata del Chiapas.
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