Comandanti dell’EZLN si uniranno alla lotta per la liberazione degli atequensi
Marcos annuncia che raggiungeranno la valle dello stato di Messico, il FPDT incrementerà le mobilitazioni
di Javier Salinas Cesareo
La Jornada
25 luglio 2006
San Salvador Atenco, Mex., 23 luglio - Il subcomandante Marcos ha annunciato che comandantes e comandantas dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) verranno prossimamente nel centro del paese per unirsi alla lotta del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) di San Salvador Atenco per la liberazione dei loro 27 compagni detenuti nelle carceri di Santiaguito e La Palma.
Presiedendo questa domenica l’assemblea del FDPT, il delegato Zero ha riconfermato il suo appoggio al movimento atenquense ed ha comunicato che “l’allerta rossa” dell’EZLN – decretata il 3 maggio scorso – continuerà, ma non ha precisato la data di arrivo dei membri del movimento zapatista.
Marcos è arrivato improvvisamente a mezzogiorno sulla spianata di San Salvador Atenco. Perfino agli agenti in incognito della Segreteria di Governo e del governo dello stato di Messico che si aggiravano per il presidio del FPDT sono stati colti di sorpresa dal suo arrivo.
Più di 600 atenquensi e membri della Commissione Sesta dell’altra campagna si sono riuniti nell’auditorium Emiliano Zapata per realizzare l’assemblea. Erano presenti anche più di 50 italiani del gruppo Ya Basta che hanno espresso la loro solidarietà con la lotta del FPDT.
I partecipanti hanno deciso di rafforzare le mobilitazioni congiunte. Hanno annunciato che martedì 25 e sabato 29 luglio realizzeranno proteste rispettivamente a Toluca e nella prigione di Santiaguito.
La prima consisterà in un corteo verso il palazzo del governo, e la seconda in un concerto e festival culturale davanti al citato penitenziario. Inoltre, il 3 agosto organizzeranno una maratona dalla prigione di Santiaguito a quello di La Palma.
Durante l’assemblea, Marcos ha confermato “l’allerta rossa” dichiarata dall’EZLN, perché, ha segnalato, “quando hanno colpito Atenco, hanno colpito tutti”.
Ha aggiunto che è difficile permanere in “allerta rossa”, tuttavia, ha aggiunto, “più che pensare a come stiamo noi, noi pensiamo a come starà Nacho (Ignacio del Valle), Felipe (Alvarez) e (Héctor) Galindo”, detenuti nel carcere di La Palma.
Ostacoli alla difesa
All’assemblea partecipava anche l’avvocato dei 27 detenuti, Juan de Dios Hernández Monge che ha tracciato un bilancio della situazione giuridica dei detenuti durante la repressione della polizia gli scorsi 3 e 4 maggio ad Atenco.
Ha denunciato che nel procedimento contro gli atenquensi detenuti incontra permanentemente ostacoli.
“Su un totale di oltre 12 mila pagine del procedimento, a oltre due mesi dal processo, abbiamo avuto accesso a sole 269 pagine che costituiscono l’atto di arresto formale; la stessa cosa abbiamo incontrato nei procedimenti di appello per i quali c’è stata una dilazione ingiustificata”, ha segnalato.
Ha sottolineato che prima ancora della prossima udienza, il 9 agosto nella prigione di Santiaguito, già ci sono state anomalie. Ha spiegato che quel giorno, solo cinque dei 60 poliziotti statali rilasceranno le loro deposizioni relative agli arresti, anche se si suppone che l’udienza testimoniale sia indivisibile.
Se esistessero due o tre testimoni, questi dovrebbero comparire e rispondere alle domande formulate in maniera organizzata, allo scopo di impedire che le persone che non hanno deposto comunichino con quelle che l’hanno già fatto, ha spiegato.
“Chiediamo al giudice che questa udienza sia intermittente per assicurare che i 60 poliziotti non comunichino tra loro; ma scopriamo che questo è un giudice comandato e che sta svolgendo procedimenti secondo i tempi e gli interessi che rappresenta, che ovviamente non sono gli interessi della giustizia”, ha dichiarato.
L’avvocato sostiene che nei processi contro i 27 detenuti ci sono elementi sufficienti per un’assoluzione. “Non esistono imputazioni dirette e inequivocabili; ci sono imputazioni generiche da parte della polizia, e non c’è neppure la definizione dei comportamenti individuali. Dunque, in presenza di questo, non può esserci né il corpo del reato né la presunta responsabilità di nessuno dei compagni”, ha puntualizzato.
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