Marcos: è stupido incolpare l’EZLN di non appoggiare López Obrador
Per l’altra campagna questo non è l’obiettivo, continueremo a promuovere l’autorganizzazione
di Hermann Bellinghausen
La Jornada
7 luglio 2006
In un’intervista con La Jornada, il subcomandante Marcos commenta il processo elettorale dalla prospettiva dell’altra campagna. Si dice convinto della vittoria di Andrés Manuel López Obrador, ma ribadisce che chiunque alla fine rimanga al potere, la crisi del sistema politico è profonda ed è in corso una frode promossa dalle autorità federali e dalla cupola panista. Risale un mese e mezzo indietro, “quando c’è stato il presunto calo di AMLO e la risalita di Felipe Calderón, grazie a sondaggi pagati, e dopo AMLO risale prima delle elezioni. Secondo informazioni ricevute, allora nell’IFE si è iniziato a mettere da parte un milione e mezzo di voti, per compensare lo svantaggio di Calderón.
Voti, che non sappiamo da dove arrivino, ma nell’anagrafe elettorale ci sono 5 milioni di persone che non andavano di sicuro a votare. Due milioni di morti e tre o più che non stanno nel paese. Il PRD doveva starci attento, ma non l’ha fatto perché ha calcolato che avrebbe vinto lo stesso. Il pomeriggio del 2 luglio in Los Pinos sapevano già che stavano perdendo. Fox telefona ad Ugalde e gli dice che bisogna regolare l’entrata dei dati del PREP mentre inseriscono i voti messi da parte. L’IFE incomincia a dare solo i dati dei seggi dove va bene a Calderón.
Si tratta di una frode operata da Los Pinos e dal comando centrale del PAN che mette in crisi la democrazia, la legalità e la presunta neutralità dell’IFE. Anche se noi non guardiamo lassù in alto, adesso siamo nella stessa situazione di quando si tentò l’esautoramento di AMLO, indipendentemente dal fatto che non condividiamo le sue proposte”.
Secondo Marcos, è chiaro “che chi ha vinto le elezioni è AMLO e che i suffragi messi da parte dall’IFE sono serviti per far pareggiare Calderón e per far saltar fuori quel mezzo milione alla chiusura del PREP”. Col conteggio dei seggi “è successo il contrario, AMLO è stato sempre il vincitore; quando mancava la quinta parte dei seggi ha cominciato a diminuire il suo vantaggio di due punti ed alla fine è stato superato. La disparità tra il PREP ed il conteggio di seggi dice che sotto c’è qualcosa di molto sporco”.
Ci sono degli “alti e bassi nell’animo della gente che ha guardato alle elezioni con speranza ed adesso non sa che cosa fare. L’altra campagna però sa che cosa farà, perché la sua pista non è in alto”. Il processo elettorale si avvicina al punto “in cui non importa chi ha votato e per chi; sistemano tutto in alto e tutto quello che si è speso in pubblicità e per l’IFE è stato inutile. Dopo questo processo così lungo, faticoso e fastidioso per il paese, tutto sarà deciso dalle leadership dei partiti, dal Tribunale Elettorale, dal Potere Giudiziario della Federazione o dalla Suprema Corte di Giustizia”.
– Oltre la frode, la popolazione ha votato in percentuale significativa. Anche se l’altra campagna ha sostenuto, ed anche altra gente, che tutti i candidati valevano allo stesso modo, quelli che hanno votato non la pensano così. Votare per il
PAN implica accettare principi filosofici e politici che non sono gli stessi di coloro che votano per il
PRD. C’è una polarizzazione nel paese, per lo meno sul terreno elettorale?
- No. In ogni caso, è in varie parti. Bisogna prendere in considerazione l’astensione ed i voti annullati che arrivano ad un buon numero e la gente che ha votato obbligata dal corporativismo dei tre partiti, più quella che è stata usata da Elba Esther Gordillo per votare Calderóm e Panal. Queste manovre sono ben lontano da una democrazia elettorale.
Marcos menziona “la poca o nulla differenza tra i programmi politici” e come tutto si concentri sulle persone. “Calderón tenta di dimenticare il peso che ha significato per il paese il governo di Fox ed AMLO tenta di passar sopra alla corruzione del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). Se un processo elettorale è questo, allora perché non si è data l’opportunità alla gente di scegliere degli altri”. Il delegato Zero sostiene che la crisi del sistema politico ha raggiunto l’IFE: “Se qualcuno a parte il PRI perde in queste elezioni questo è l’IFE, dopo la figura che ha fatto. È la crisi che si annunciava, e porta al caos politico, economico e sociale. Quando l’EZLN lancia la Sesta dichiarazione della selva Lacandona, prevede tutto questo. L’altra campagna non promuove né il voto né l’antivoto, ma invece una modalità organizzativa”.
Rispetto alle critiche che ha ricevuto l’altra campagna, Marcos replica: “Ci sono voci dalla parte di AMLO che hanno accettato rapidamente la sconfitta – malgrado non abbiano perso – ed hanno incominciato a cercare i colpevoli. Noi abbiamo percorso 21 stati della Repubblica: in 7 ha vinto Calderón ed AMLO in 14. Nel territorio percorso dall’altra campagna, AMLO ha avuto più di 11 milioni di voti e Calderón 9 milioni 800mila e dove è stato per più tempo ed ha fatto più comizi (Distretto Federale e stato del Messico) AMLO ed il PRD hanno vinto con un ampio margine”. Chiarisce che la posizione dell’altra campagna è stata “voti o non voti, organizzati, prevedendo che, vinca uno o un altro, la legittimità è in crisi. L’IFE non la garantisce, è in dubbio tutto il processo da quando si è prestato alle mene de Los Pinos. Si sta operando una frode affinché vinca Calderón. L’IFE perderà tutta la sua credibilità”.
Insiste: “Né l’altra campagna né l’EZLN c’entrano in tutto questo”. Cita “ quella stupidità per cui saremmo responsabili perché le basi d’appoggio zapatiste avrebbero dovuto votare per AMLO. Non abbiamo votato mai: almeno non nelle comunità”. Il problema non è come possano incidere “i 15mila voti o più su cui può aver influito l’altra campagna, ma l’incapacità dei partiti di convincere la popolazione che partecipa politicamente. Come è possibile che qualcuno governi con meno del 40 per cento dei voti? Che con il voto di 14 milioni si gestisca un paese di più di 100 milioni? Tutto questo va a finir male. Bisogna guardare verso il basso ed organizzarci per presentare un’alternativa di sinistra alla crisi che si avvicina”.
– Qual è ora il cammino dell’altra campagna?
- Non abbiamo il problema della gente che ha aperto le sue vele per correre col processo elettorale. C’è stato chi ha detto ‘sono dentro l’altra ma penso che quella elettorale sia pure una possibilità’. Abbiamo sempre difeso questo punto di vista anche se non lo condividevamo. In alto non c’è niente da fare, ma alcuni dicono di sì, sono in basso e li rispettiamo. Nell’altra campagna sappiamo che cosa facciamo: avanziamo verso un’organizzazione del nostro movimento, tenendo come punto centrale la libertà dei nostri compagni incarcerati di Atenco.
– Una volta che passerà la turbolenza, con un presidente o un altro, che cosa succederà ai movimenti sociali ed al popolo del Messico?
- La crisi del sistema politico tocca pure i partiti, i media e le istituzioni che dovevano mantenere l’equilibrio ed il processo economico. C’è un segnale chiaro: quando si è detto che Calderón vinceva secondo il PREP, la borsa è risalita, e quando continuava a vincere AMLO nel conteggio dei seggi la borsa è scesa. Nel sistema economico si aprirà una crisi profonda. L’opzione che rimane è quella del ‘si salvi chi può’: affronta il deterioramento del tuo livello di vita, cercati lavoro in un altro paese o organizzati. In un determinato momento, l’altra campagna potrà presentarsi alla popolazione con un’altra cosa, diversa dal sistema politico.
– I mercati e la borsa mandano il segnale che preferiscono un candidato ad un altro. Questo ha senso solo subito o può avere un impatto, almeno di breve termine?
- A favore di Calderón votano il governo federale, l’IFE e la borsa valori. Per Los Pinos e l’IFE significa impunità ed il capitale si preoccupa che AMLO non dia sufficienti garanzie, anche se ha detto e ripetuto che non toccherà nulla. In ogni caso farebbe un programma di governo di austerità come palliativo per rispondere alle necessità sociali. L’alternativa non è: chi ha la colpa, ma… hanno vinto le elezioni e la gente deve decidere se difenderà il suo voto. Siccome non c’è un segnale chiaro dall’alto su che fare, l’impasse lo sfruttano gli altri.
Il sistema politico “dimostra la menzogna che sia la gente che ‘decide’ col suo voto. Chi decide chi sarà il presidente è un piccolo gruppo per il quale nessuno ha votato. Né la Suprema Corte di Giustizia, né il TEPJF, né l’IFE sono stati scelti con delle elezioni, neanche i cinque scienziati fantasmi di Ugalde”.
– Alla gente che crede in questa modalità di democrazia, che democrazia rimane?
– Noi abbiamo detto che di fronte al processo elettorale bisognava pensare e decidere, ma siccome avanza la crisi, la gente si convincerà che è necessario costruire un’altra cosa in basso. C’è l’immagine che non sia possibile costruire il proprio destino. Ci sono molti esempi che l’altra campagna ha mostrato nel paese che dimostrano che non è così, ed arriverà il momento in cui la gente si renderà conto che non abbiamo più bisogno di questa classe politica e che è possibile trovare gente onesta, nobile, disinteressata.
Si dice che AMLO è stato colpito dal fuoco amico, riferendosi a noi. Non siamo amici di AMLO, siamo nemici di tutta la classe politica. Non stiamo dalla stessa parte e questa rottura c’è stata nel 2001 quando hanno appoggiato la controriforma indigena. Ora, il PRD in Chiapas propone Juan Sabines, che era del PRI, è passato al PRD e la prima cosa che ha fatto è stata quella di firmare un patto con (Roberto) Albores Guillén, il Crocchetta. Il PRD dice al popolo ed alle comunità zapatiste: ‘resuscitiamo il Crocchetta che sapete già bene che ha fatto’. Con che faccia possono dire che si tratta di ‘fuoco amico’ quando attacchiamo il PRD. È una bugia, non siamo amici di quella gente.
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