Chiudono le trasmissioni di Radio Università di Oaxaca, la stazione che ha dato voce al magistero
“Dovranno passare su di noi per toglierci i microfoni” dicono alcuni momenti prima che si spegnesse il segnale
di Soledad Jarquín Edgar
Cimac Noticias
15 giugno 2006
Oaxaca, 14 jun (CIMAC) - I giovani universitari che hanno aperto i microfoni di Radio Università per dar voce al magistero oaxaqueño ed alla società dopo lo sgombero degli insegnanti all’alba di oggi nel centro storico di Oaxaca, e la brusca chiusura delle trasmissioni con l’arrivo della polizia.
Prima di uscire dalla cabina, l’annunciatrice e l’annunciatore che avevano ricevuto centinaia di telefonate di indignazione per quanto era successo ed hanno accusato il governo di Ulises Ruiz, hanno detto che a dispetto dell’autonomia universitaria, i poliziotti si stavano avvicinando.
Erano le 18 e 20 quando hanno lanciato l’allarme ed hanno protestato per l’intromissione del governo statale e per l’atteggiamento del rettore Francisco Martínez Neri, che hanno denunciato come responsabile di qualunque violenza che potesse avvenire. Poi la linea è caduta tre minuti dopo.
Alle 18 e 28, dopo un silenzio che ha fatto venire i brividi ai radioascoltatori per l’impossibilità di sapere che stesse succedendo, le trasmissioni sono riprese con una voce allarmata, per denunciare che erano molte le voci che li avvertivano per telefono su di un prossimo arrivo dei poliziotti.
Membri di Desarrollo y la Democracia hanno preso alle 18 e 32 il microfono per parlare della prodezza degli/le universitari/e e per invitare la cittadinanza ad uscire in strada in solidarietà col movimento magistrale ed in difesa di Radio Università.
Quattro minuti più tardi (alle 18 e 36) si sono di nuovo scusati con gli ascoltatori perché dovevano di nuovo interrompere la trasmissione, non senza annunciare che (la forza pubblica) “dovrà passare su di noi per toglierci i microfoni”. Una voce di donna stava chiedendo alla società di non rimanere a braccia conserte. Poi non si è sentito più nulla, è tornato il silenzio.
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