Fuori legge, la repressione in Atenco, riconoscono i poliziotti coinvolti
“Il governo c’utilizza sempre, siamo sempre i cattivi… ma in realtà sono gli ordini che riceviamo: sempre reprimere”
di Bertha Rodríguez Santos
L’Altro Giornalismo con L’Altra Campagna in San Salvador Ateno
18 maggio 2006
Sono stati più di 3mila e 500 elementi della Polizia dello Stato di Messico e della Federale Preventiva – che portavano armi di grosso calibro – quelli che hanno partecipato all’operativo poliziesco in San Salvador Atenco, il 4 maggio, quando si sono registrate perquisizioni arbitrarie a domicili, distruzioni, furti, detenzioni illegali, tortura dei detenuti ed un’infinità di violazioni dei diritti umani.
Secondo la testimonianza di tre poliziotti dello Stato di Messico, intervistati senza rivelare la loro identità – per ragioni ovvie – da membri del Centro dei Diritti Umani Miguel Agustín Pro Juárez, quest’operazione di tipo militare era a carico del Delegato dell’Agenzia Statale di Sicurezza Pubblica, Wilfrido Robledo Madrid, che anteriormente era stato delegato della Polizia Federale Preventiva (PFP), durante il sessennio di Ernesto Zedillo (fu lui a dirigere la presa della Città Universitaria il 3 febbraio 2000, per farla finita con lo sciopero che portavano avanti gli studenti dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, UNAM, tra gli altri “operativi speciali”).
I poliziotti hanno confermato nell’intervista registrata con video che il giovane Francisco Javier Santiago, di 14 anni, è morto per l’impatto di un proiettile 38 special sparato da un poliziotto statale all’essere stato scoperto nel suo nascondiglio, dal minorenne.
Secondo questi agenti, l’ordine era scagliarsi contro “tutto quello che si muove”.
Più tardi, gli abitanti hanno denunciato che nemmeno i cani sono riusciti a sfuggire all’accanimento poliziesco.
Gli agenti che hanno osato parlare, lamentano gli eccessi commessi contro persone innocenti, ma dicono che la responsabilità è dei governi poiché questi li “utilizzano” sempre per fare il lavoro sporco. “Siamo sempre i cattivi davanti alla società. Sempre la società ci critica e ci disprezza, ma in realtà sono gli ordini che riceviamo dal governo e dai nostri comandanti, di reprimere”.
A parte narrare i dettagli dell’aggressione contro la popolazione civile indifesa, parlano dello sfruttamento al quale sono soggetti come “guardiani dell’ordine”.
Qui presentiamo la trascrizione completa dell’intervista con i membri del Centro dei Diritti Umani Miguel Agustín Pro Juárez. La versione è integrale, ma il testo è stato corretto nella punteggiatura e negli accenti per renderlo comprensibile.
- Ci potreste parlare per favore di quali sono state le istruzioni, quale motivo vi hanno dato per iniziare l’operativo in San Salvador Atenco?
- Bene, il comandante ci riunisce. Ci dice che dovevamo andare ad appoggiare il personale che si trovava qui in servizio… stavamo aspettando ordini per vedere se cominciavamo nel pomeriggio o nella notte.
- Approssimativamente quanti elementi hanno richiamato in quella zona, in quella caserma?
- Io calcolo più o meno… che siamo arrivati qui approssimativamente in 500, più il gruppo di granaderos [celerini] che vi si trovavano già, che erano circa 300, del personale dei granaderos, del gruppo di scontro. Noi eravamo di differenti raggruppamenti del settore.
- Questa era solo la Polizia Statale?
- Sì, della Statale.
- A parte c’era lì un altro contingente della…?
- Sono arrivati quelli della (Polizia) Federale Preventiva.
- Sono arrivati?
- Erano a parte.
- E quali sono state le istruzioni che vi hanno dato per avanzare verso San Salvador Atenco?
- Fino a quel momento, i comandi non c’avevano dato nessuna informazione, non stavano dicendo che problemi ci fossero, in che consisteva… niente. Ci stavamo movendo/dormendo, ma no, fino a notte non abbiamo saputo nulla, tranne che da alcuni commercianti di Chapingo, ma quello più tardi.
- E come l’avete saputo?
- Da commenti di compagni e di alcuni comandanti.
- E di alcuni comandanti?
- Sì.
- E quale è stato il ruolo della Polizia Federale Preventiva?
- Noi stavamo dando appoggio perché dicevano che era un problema dello Stato di Messico e lo doveva risolvere lo Stato, quello federale era solamente d’appoggio. - E chi era il poliziotto che era al comando, il comandante, il direttore, chi? chi era?
- Qui c’era il Comandante David Pintado Espinoza, era lui che stava coordinando il… al personale… è il coordinatore delle vice-direzioni. Il suo soprannome è Zafiro.
- Il Comandante Zafiro. Diciamo.
- Sí… sí.
- E quando avanzate, come vi preparano per iniziare l’operativo? che cosa vi dicono? qual è l’ordine che vi danno e la preparazione che vi danno per iniziare l’operativo di quel giorno?
- Quello che succede, è che lì ancora l’ordine ancora non c’è… non ancora, ci hanno spostato di qua… di là… ci hanno portato da un’altra parte, in un altro punto. Da lì ci hanno tolto perché eravamo molto visibili, questo l’ha detto il comandante “quello che succede è che siamo molto visibili, ci togliamo di qui e ci nascondiamo” e ci hanno portato in un altro posto e non sappiamo…
Ha cercato un posto fuori dalla strada come a circa dieci minuti, ad un lato della regione di Texcoco, oltre Limón, Lì si è riunito tutto il personale e stavamo aspettando che arrivasse altro personale da Toluca e da altre vice-direzioni.
- E lì hanno portato tutti, anche questo gruppo di 300 che stava…?
- Sì, tutto il personale l’hanno portato lì, lì si sarebbero riuniti per… (non udibile).
- Ed il Comandante Zafiro era ancora a capo dell’operativo?
- Lui passava e dava ordini ai comandanti ed i comandanti, visto che si comunicavano tra di loro per Nextel, ugualmente così… già… Quello che succede è che al personale non dicono niente, solo ai puri comandanti: “Sai che? Portati il personale da quella parte!” e loro dicono solo: “salite, salgono altri tre ancora nel… e salga Lei!” e ti trasbordano nel punto di riunione.
- E che comandanti c’erano in quel momento?
- Ehm… Tutti i vicedirettori che ci sono in quella zona – i comandanti di regione -, i vice-direttori, i comandanti di raggruppamento… cioè il vice-direttore di Tlalnepantla, Ecatepec, Nezahualcóyotl, Chalco, Amecameca, Nezahuacoyotl, di tutte le regioni, di tutte le regioni che poi si dividono in settori, sono tutti i comandanti che si riuniscono.
- Ed in che momento avanzate verso San Salvador Atenco?
- Dovevamo entrare all’alba e fu quando arrivò quasi tutto, il personale di Toluca. È arrivato con vari camion ed unità ma dato che era già notte ed aveva cominciato a piovere, hanno sospeso tutto per cominciare di mattina. L’ordine era entrare alle sei di mattina, ma quando tutto il personale si è riunito ed abbiamo cominciato a riunirci, quelli che stavano riunendo ed entriamo alle sei.
- Ah, allora erano già arrivati quelli di Toluca?
- Era l’alba quando sono arrivati.
- E lì, calcolando più o meno: quanti elementi di polizia c’erano più o meno, pronti ad iniziare l’operativo della statale?
- Approssimativamente due… tre… tremila cinquecento persone.
- Solo della Polizia Statale?
- A parte della Polizia Federale.
- E con l’appoggio a parte della Polizia Federale.
- Sì, a parte la… tutti… Polizia Federale.
- E quanti elementi della Federale?
- No, non saprei dirti, lì sì… no.
- Ma quale contingente era più grande, quello della Statale o quello della Federale?
- Quello della Statale, quello dello Statale, sì era la maggioranza.
- I conflitti e gli scontri che ci sono sulla strada, come avvengono?
- Prima c’è stato lo scontro con i compagni dei granaderos, perché sono quelli che sono entrati per primi perché venivano poi dietro alcuni compagni che stavano arrivando a piedi da Texcoco. E solo quando sono arrivati gli altri, si è incominciato ad unire il personale. C’era molto personale che arrivava molto stanco, perché era già da un pezzo… credo che fossero ore… Erano arrivati già da un giorno, dal giorno prima nella notte… da quando era la mattina degli otto, degli otto venditori che volevano sgomberare, che erano già entrati e noi arriviamo nel pomeriggio appoggiando i loro compagni.
- C’è stato cambio di personale?
- No, è rimasto tutto il personale, molto… perché era già stanco.
- E lì quale è stata la preparazione? quali erano le istruzioni per iniziare l’operativo per le sei?
- L’ordine era che entrassero davanti a tutti i gruppi di scontro. Tutti saremmo andati dietro di loro perché come gruppi di controllo non siamo equipaggiati come loro e quindi entravano per primi loro.
E no, non c’è stata preparazione, ci ha detto solo che quando non c’erano mezzi di comunicazione dovevamo picchiare la gente, cioè discretamente… non puoi picchiarli sfacciatamente proprio perché ci sono le telecamere e possono ubicarti.
L’ordine è sempre tagliente quando andiamo a servizi come questi. È sempre tagliente: picchiare la gente e quando non ci sono i media. Ed in questo caso, è stato: a tutto quello che si muove…
- Ci sono poliziotti statali che andavano armati? che tipo di armi portavano?
- Di fatto, ogni volta che siamo in servizio non abbiamo mai il tempo di disarmarci; nient’altro che ‘in fretta, andiamo ad un servizio’ e siamo sempre armati e l’arma la nascondiamo nei pantaloni con sopra la maglietta perché la gente non si renda conto che siamo armati. Le armi che portiamo sono R-15, fucili e 38. È l’armamento col quale conta la direzione, ma ci sono anche 9mm, poche però ci sono. Ehm… ci sono volte che se passa del personale del governo o a volte, dei notai pubblici… ma controllano poche persone e non controllano sotto alle magliette ed all’interno delle giacche che è dove le nascondiamo… ma sì, le portiamo sempre, non tutto il personale, ma anche se alcuni portano armi, non ce le tolgono.
Ed in questo caso c’erano armi, sì le avevamo…
I comandanti fanno in modo che appaia come se il personale non fosse mai armato, fanno sempre in modo che sembri così, ma anche loro portano armi. Loro le portano nelle loro auto-pattuglie, i loro guardaspalle le portano nascoste, sempre. A volte le portano le compagne, le compagne poliziotte sono loro che le portano, le caricano loro visto che la gente non pensa che loro le portano.
- Quando entra in San Salvador il gruppo di scontro, quali sono state le istruzioni? per chi, perché, come? insomma che cosa succede?
- Primo era dissolvere la gente che c’era, che non lasciava entrare tutto il personale fino alla piazza principale. L’ordine era di dissolvere. L’ordine delle case è venuto fuori dopo, dopo il conflitto… arriva dal governo, dai comandi che si doveva entrare nelle case: le istruzioni per noi erano di entrare e disperdere la gente.
- Quella che si trovava nella Piazza?
- Sì, alle entrate.
Sì, ma non esiste mai un controllo di quello che si arriva a fare ai domicili. A volte, negli sgomberi, tutto il personale arriva a saccheggiare, prende tutto quello che trova: denaro, un gioiello o qualcosa di personale, tutto quello che può mettersi in tasca e che non si vede.
In questo caso la Polizia Federale è entrata ed ha incominciato a saccheggiare, così come pure altro personale dello stato, non solo della Federale.
- Chi sono stati quelli che sono entrati a fare le perquisizioni?
- La Polizia dello Stato.
- E come sapevano dove dovevano entrare, in quali case?
- Ci sono state delle persone, abitanti del paese, che stavano segnalando i domicili dove avevano notato che erano entrati a nascondersi studenti, così come gente del paese… e stavano segnalando anche se sapevano che c’erano dei leader. È quando hanno segnalato le persone del gruppo ed anche dagli elicotteri ci stavano dicendo più o meno dove si nascondeva la gente.
- Le istruzioni erano di fermare la gente che aveva partecipato con i leader?
- No, No. Era: tutto quello che si muoveva, tutto quello che c’era lì. Infatti si è arrestato molta gente che non aveva niente a che vedere. Alcuni andavano a lavorare, altri stavano sulle loro biciclette, guardando e nient’altro e si sono assaliti pure loro. Tutta la gente che si trovava per strada e quelli che venivano tirati fuori dai loro domicili.
- Dopo che siete già entrati, diciamo, e prendete il controllo della Piazza Centrale, incominciate ad andare a cercare le persone nei domicili: questo gruppo di azione immediata di scontro che? qual è il suo ruolo? che cosa fa?
- Il Gruppo di Scontro fa sempre e solo ripiegare la gente, è la cosa unica che fa sempre. In questo caso però l’ordine era entrare nei domicili e tirar fuori tutta la gente che si poteva.
Ci è pure toccato tirar fuori gente che stava ancora dormendo, giovani che erano addormentati: li afferravi e li tiravi fuori, gente, delle signore… Quello era l’ordine: tirar fuori ogni tipo di gente e arrestarla. Non interessava già più se erano leader, o se erano persone che partecipavano alle marce. Non cercavano chi aveva fatto qualcosa, ma chi poteva pagarla. Di fatto, noi non conosciamo i leader… Io credo che per questo c’è stata così tanta gente arrestata e ci sono alcune che non lo sono… Perché la polizia non sa chi sono i leader. La polizia in sé, arrivava da varie parti; gli unici che forse per caso potevano conoscerli sono quelli di Texcoco. Potevano conoscere i leader per le tante marce, ma tutto il personale che veniva dalle altre parti non conosceva le persone del paese ed allora l’unica cosa che si è fatto, è di incominciare ad arrestare tutte le persone che si trovavano lì, anche di passaggio.
- Ma come fermavate quelle persone? come eseguivate le perquisizioni?
- Rompendo serrature, forzandole, fracassandole e quando c’erano le persone entravamo al loro domicilio e li incominciamo a battere, picchiandoli col manganello, a calci e li ammanettavamo, dopo li portavamo sulle pick up.
- Uomini e donne?
- Uomini e donne. Quello è stato terribile, uomini e donne, meno bambini.
Guarda, davvero nel pomeriggio del giorno del conflitto non avevamo più equipaggiamento. L’avevano fatto arrivare tutto perché era già terminato tutto, tutte le bombe… ossia, tutto quello che avevamo per entrare era terminato. Stavamo sperando che ne portassero altro per poter entrare. E quando è arrivato, di notte, tutto: le bombe e tutto, che erano dello stato, per quel motivo si è cominciato di notte perché non arrivava, non arrivava l’equipaggiamento necessario.
In alcuni domicili… si sono prese di mira le persone ed abbiamo detto loro che non si muovessero. Le signore sono quelle che volevano difendere i loro mariti ed i loro figli ed in alcuni domicili ci sono stati degli spari.
- Quando sono iniziate le irruzioni partecipavano allo stesso modo Polizia Statale e Polizia Federale Preventiva?
- Sì, le due corporazioni entravano, andavano e venivano in alcuni camionette bianche e loro erano ben armati.
- In quel momento, chi è che ha il comando di tutto l’operativo? chi è la testa che dà le istruzioni ai comandanti ed i comandanti agli altri elementi? chi è alla testa dell’operativo?
- Eh, alla testa c’era il commissario Wilfirdo Robledo Madrid, lui… è Commissario, prima era direttore, ora è commissario dell’Agenzia di Sicurezza Statale: era tutto al suo comando.
- Cioè, vi hanno dato l’autorizzazione di usare le armi?
- Eh, l’autorizzazione in sé no, semplicemente ci hanno lasciato le armi e se le nostre vite correvano pericolo le potevamo usare.
In questo caso, era per spaventare la gente che non voleva lasciare che tirassimo fuori i loro famigliari, ma questa gente però non era armata e noi entravamo con le nostre armi, perché questo è stato il modo in cui si è fatto l’operativo.
- E dove andavano i camion?
- Non li abbiamo visti dove si dirigevano perché noi siamo rimasti ancora a controllare il paese. L’ordine era di tirarli fuori dalle loro case e di portarli via, di farli salire sui pick-up e coi pick up li trasportavano più in là e noi ritornavamo a continuare a controllare.
- Quanto tempo siete stati a controllare?
- Fino a circa le tre e mezza del pomeriggio, le quattro, a quell’ora…
- E per tutto il tempo avete continuato a tirar fuori gente?
- Sì, perché ci dicono che mancavano alcuni poliziotti, compagni che erano stati sequestrati…
- Ossia era falso che i compagni…
- Era il pretesto per continuare a tirar fuori gente.
- Allora, arrivano le 4 del pomeriggio e com’è l’ordine di ritirarsi? rimangono alcuni? qual è l’ordine che segue dopo tutto questo operativo?
- Quello che succede è che l’ordine di andar via non l’hanno dato ancora. Alcuni comandanti si stavano portando via il loro personale. Prima se n’è andato via il gruppo che era lì da più tempo: è stato quello che ha incominciato ad andare via per primo, quello che era lì da più giorni. Dopo a poco a poco, se ne andavano via: se ne andavano in modo lento, ma molto personale è rimasto ancora a controllare. Stava arrivando il cambio con personale che era appena entrato, che era arrivato nel pomeriggio.
- Quanti corpi hanno partecipato come quelli della Polizia Statale? i nomi… dei gruppi di polizia…
- Sono stati i settori: il FAR, Caninos, Ases, è il Gruppo Speciale, sono quelli che abbiamo visto che entravano nei domicili prendendo di mira le persone perché loro sì che avevano le armi, loro vanno sempre armati, vanno con granate.
- Ases?
- Ases.
- Chi sono quelli dei Gruppi di Scontro?
- È il gruppo speciale, col proposito speciale della direzione di presuntamente disattivare bombe.
Il FAR, i raggruppamenti…
- E qual è il Gruppo di Scontro?
- …il raggruppamento di transito, qualè l’altro gruppo che ha la divisione? anche Saetas che sono quelli che usano le biciclette, gliele hanno portate.
- Che è successo con i feriti?
- Eh, per quello che so hanno portato tutti in carcere, tutti ammucchiati a Santiaguito.
- Voi avete visto quanti feriti c’erano?
- Sì, la gran maggioranza erano coperti di sangue perché sono stati picchiati in testa con i manganelli.
- Ed il ragazzino che è morto?
- È per l’impatto di una 38 special.
- E quell’arma chi la utilizza?
- Noi, la Polizia dello Stato ed è stato un compagno quello che ha sparato.
- Come gli ha sparato? nella confusione dei fatti o in modo diretto?
- In modo diretto, perché il ragazzino stava scoprendo dove era nascosto, ha detto che che c’era un poliziotto statale e lui ha tirato fuori l’arma e gli ha sparato.
- Che cosa pensate voi di tutto questo?
- Il governo ci utilizza sempre, siamo sempre i cattivi di fronte alla società, sempre la società ci critica e ci disprezza, ma in realtà sono gli ordini che riceviamo dal governo – sempre di reprimere – e dai nostri comandanti.
- Quanto guadagnate?
- Uno stipendio di più o meno 3.000 pesos quindicinali.
- E quale è la preparazione che avete ricevuto per far fronte a questo tipo di movimenti?
- Eh, quelli del gruppo di scontro ne ricevono qualcuna, ma quelli dei raggruppamenti nessuna. Non abbiamo nessuna preparazione per uno sgombero come quello di quel tipo, per dissuadere una manifestazione non abbiamo nessuna preparazione né equipaggiamento.
- Equipaggiamento di che tipo? che cos’è che vi manca?
- Eh, di tutto. Di per sé, ci manca equipaggiamento come armi, unità, equipaggiamento per fare uno sgombero… ci mancano perfino le uniformi. Ora, le armi che ci sono tra i compagni sono già obsolete, non ci sono giubbotti antiproiettile, uno deve comprarsi il suo proprio equipaggiamento… per la sua sicurezza personale.
- Cioè, vi comprate voi i giubbotti?
- Dalle uniformi, tutti i giubbotti, fino alle… alle pallottole, non ci danno cartucce.
Se voi potete andare un giorno ad un raggruppamento e controllare tutto il personale, vedrete che hanno scarpe differenti… eh… i pantaloni sono di tessuti diversi, la camicia lo stesso… Alcuni settori sono a posto, alcuni hanno le toppe, perché? Perché ognuno fa fare la sua uniforme ed i comandanti dicono che dipende da noi. Così è che ci compriamo le uniformi.
Le unità, uno stesso se le deve riparare. Di fatto, si rovinano e non si mandano mai a riparare da parte del governo: gli stessi comandanti ci obbligano a ripararle.
Sì, allora tutto questo fa sì che il poliziotto esca per la strada e estorca denaro alla gente. Ma, quando qualche compagno ogni tanto cade in un’azione, i comandanti dicono sempre eh ‘quel coglione, è morto da coglione’: questa è l’unica cosa che dicono. Al governo non interessa il poliziotto, non gli interessiamo perché il giorno che cadiamo, non ci vuole dare neanche l’assicurazione. Per questo dobbiamo comprarci anche la nostra assicurazione noi. In maggioranza compagni abbiamo assicurazioni comprate, stiamo pagandole, potete controllare i nostri pagamenti. Ci scontano le assicurazioni, ne abbiamo due, anche tre assicurazioni, perchè ci dobbiamo proteggere. Allo stesso modo, dobbiamo riparare le unità... comprare: uniformi, cartucce, benzina, nello Stato… ci fanno pagare tutti i servizi e dopo non ce la facciamo, i comandanti però hanno i loro redditi.
- Come? i loro redditi?
- Cioè, prestano servizi ad imprese private e riscuotono per quel servizio e comandano agli elementi, quando stiamo fuori, di garantire la sicurezza della cittadinanza.
- Che tipo di preparazione ricevete per essere poliziotti? per usare un’arma? che preparazione vi danno ed ogni quanto?
- La preparazione non esiste in realtà. Una preparazione aggiornata… o meglio la preparazione che danno è molto obsoleta, è vecchia, come prima: comandanti vecchi che l’avevano data a loro. Invece noi continuiamo ad avere personale nuovo… ehm, tattiche di tiro mai, non comandano, non c’è equipaggiamento, né cartucce, né pratica. E la preparazione… perché per la verità bene… per essere poliziotti, non la danno nel collegio.
- Che cosa vi insegnano nel collegio, che materie?
- Tiro, tecniche e tattiche, diritti umani, pronto soccorso, leggi e regolamenti.
- Ma tutti solo sulla carta?
- Sì tutti sono in… non nella pratica, mai niente in pratica.
- Quanto dura il periodo?
- Prima durava 6 mesi, ora si deve frequentare per un anno.
- Che cosa vorreste dire alla gente che ascolta tutto questo?
- La verità: mi indigna, mi vergogna tutto quello che è successo… eh, vedendo tutto alla televisione, la verità: è indignante quello che ho visto, quello che si è fatto a quel paese, visto che dopo tutto siamo pure esseri umani.
Sì però ci sono molti eccessi che non avrebbero dovuto succedere.
Prima di tutto che la gente sia cosciente che sono ordini dei comandi di sopra. No, la polizia non è come per legge, ma c’obbligano a fare quel tipo di servizio.
- Che cosa volete dire al governo?
- Al governo, prima di tutto, che questo non è il modo di governare, di reprimere la gente. Dopo, che ci diano una preparazione, ma una preparazione professionale.
- Al paese di Atenco, che cosa vorreste dire?
- Che ci rincresce, tutto quello che ha fatto loro la polizia. A nome di tutta la polizia, perché la verità è, come diceva il compagno, che ci sono stati eccessi. Che ci scusino, gli ordini sono ordini, se non ubbidiamo ci sono rappresaglie su di noi.
Disgraziatamente, noi che stiamo qui abbiamo famiglie da mantenere e non possiamo perdere il nostro lavoro, non si trova tanto facilmente.
Non possiamo manifestarci apertamente perché la verità è che perdiamo il lavoro, se ci manifestiamo.
- A Wilfrido, che cosa vorreste dire?
- Al signore, per la verità, pensavamo che fosse diverso quando veniva come delegato dalla PFP. Ma da quando è arrivato non ha fatto niente per la polizia dello stato. Tutto continua uguale, continuano ad esserci gli stessi comandanti che diventano sempre più ricchi, già da anni e continuano ad esserlo sempre di più. Non ha cambiato niente, niente ha cambiato, la corporazione, né madre, continuano gli stessi…
E vuole risultati, il signore, ma non ci dà i mezzi… Anche per poter combattere la delinquenza… La delinquenza la conosciamo, perché non è che non sappiamo, la conosciamo bene ma non possiamo agire: molti sono favoriti da comandanti, da gente della federale. Hanno perfino dei municipi noti, ed alcuni anche deputati che li favoriscono.
- Ed infine, che vorreste dire ancora sugli eventi di San Salvador? Volete aggiungere qualcosa?
Che davvero abbiamo esagerato. C’era molta gente che non doveva essere arrestata, c’erano persone che stavano dormendo e son state tirate fuori così.
C’è gente che non ha, non ha assolutamente colpa di queste manifestazioni che si stavano facendo, e l’unica cosa che viene detto loro è che riflettano e facciano la cosa giusta.
Che se ci sono dei colpevoli, che davvero si tengano i colpevoli in realtà, ma no: c’è molta gente che non ha colpa. E possiamo vedere i video di gente potente, deputati, video che rubano: Bejarano e quindi la legge non è giusta.
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