English | Español | Português | Italiano | Français | Deutsch | Nederlands | August 15, 2018 | Issue #41 | |||||
I consulenti politici USA, Dick Morris e Rob Allyn, sono gli stupratori virtuali di AtencoIl Governo di Fox ha torturato, stuprato ed espulso giornalisti stranieri mentre i suoi stessi consulenti politici USA hanno violato l'articolo 33 della Costituzione Messicanadi Al Giordano
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Rob Allyn |
L’uso di nomi falsi da parte di stranieri in Messico è un crimine punibile fino a dieci anni di prigione. Ma la legge non è mai stata applicata su Rob Allyn. Al contrario, fu ricompensato bellamente per il suo crimine. Allyn fu pagato milioni di dollari come l’agente che fece gli annunci pubblicitari di Fox alla televisione messicana mentre nello stesso tempo si presentava alla stampa messicana come un “osservatore imparziale delle elezioni”. Ed ora, nel 2006, questo criminale, Rob Allyn, ritorna, per aiutare il candidato presidenziale Felipe Calderón, dello stesso partito di Fox.
Allyn – un consulente del Partito Repubblicano del Texas che ha servito George W. Bush e suo padre George Herbert Walker Bush, così come un miliardario texano con ovvi interessi energetici nella privatizzazione dell’elettricità e del petrolio del Messico – è accompagnato oggi in Messico dal consulente politico USA Dick Morris.
Morris era il consulente politico al top del Presidente americano Bill Clinton fino all’agosto del 1996, quando Morris, un uomo sposato, fu sorpreso con una prostituta da 200 dollari l’ora e dovette abbandonare in disgrazia la campagna di Clinton..
Dick Morris Photo: Fox News |
Il pesce ha abboccato all’amo, primo: l’articolo 33 della Costituzione messicana proibisce la partecipazione degli stranieri alle campagne elettorali messicane. Dice:
“Gli stranieri non possono intromettersi in alcun modo negli affari politici del paese”.
Questo articolo della Costituzione proibisce il coinvolgimento degli stranieri nella politica elettorale messicana. Non dice niente circa lo scattare fotografie o riprendere dei video. Ma nei giorni scorsi è stato manipolato – usando un’interpretazione illegale della legge – dal cliente messicano, Vicente Fox, di Allyn e Morris, per espellere cinque giornalisti stranieri dal paese, anche se i giornalisti non fossero coinvolti in alcun modo nella campagna elettorale di questo anno.
Non accontentandosi di espellere due donne spagnole, una donna tedesca ed una donna ed un uomo cileni che stavano fotografando, filmando la situazione dei diritti umani nella città di San Salvador Atenco la mattina del 4 maggio, il governo di Fox – secondo la documentazione delle organizzazioni dei diritti umani e le stesse testimonianze delle vittime – prima li picchia selvaggiamente, li tortura sessualmente, ruba le loro macchine fotografiche, video e passaporti, li tiene segregati senza possibilità di comunicare e torturati per due giorni, e poi li trascina sugli aerei che li hanno scaricati, tutti feriti, nei loro paesi di origine.
Ma queste persone si sono rifiutati di tacere. Leggete le loro parole ed ascoltate la loro sincerità, la loro condanna, il loro impegno contro l’ingiustizia e confrontate questo con la posizione mercenaria degli stupratori virtuali Rob Allyn e Dick Morris. Perché è vero che ci sono stranieri che si sono immischiati nella politica messicana, in violazione dell’Articolo 33. Ma non è questo il caso di giornalisti o osservatori dei diritti umani che offrono volontariamente il loro tempo per documentare L’Altra Campagna Zapatista o le atrocità di Atenco e di altre parti del paese. I violatori della legge sono Rob Allyn e Dick Morris. Sono loro i cattivi stranieri responsabili di quanto accaduto ai cinque buoni stranieri alla periferia di Città del Messico: i comandanti-in-capo della guerra dei media contro i diritti umani in Messico.
Valentina Palma Novoa Photo: La Jornada |
La sua testimonianza diretta — “Mi hanno ordinato di stendermi su una pozza di sangue“ — documenta le botte ricevute durante l’arresto, sul bus che portava lei e gli altri fermati in prigione, ed in prigione.
Lei ha vissuto 11 anni in Messico sempre in regola con i documenti e visti. Studente di cinematografia presso il prestigioso Centro di Studi Cinematografici alla Scuola Nazionale del Messico di Antropologia e Storia, ha studiato con la rinomata professoressa Mario Novaro, che, secondo il New York Times, “ha realizzato un impressionante lavoro che emerge per la sua eccellenza e che raggruppa spesso ritratti politici di donne che vivono nelle due realtà”.
Il visto di Palma, specificamente, l’autorizzava a studiare cinema e realizzare film. E’ quello che stava facendo la mattina del 4 maggio, in Atenco, quando il regime di Vicente Fox l’ha presa, picchiata ed espulsa.
E’ stata la politica, e non la legge, a suggerire al governo di Fox di espellerla. Chi ha preso la decisione di spedire lei, e la sua testimonianza, lontano dal Messico? Rob Allyn? Il gringo Dick Morris? La sua espulsione è avvenuta in violazione di un’ordinanza cautelativa della corte, nota nella legislazione messicana come “amparo”. Questo è il Messico autoritario di Vicente Fox e Felipe Calderón, guidato dai consulenti politici degli Stati Uniti, Allyn e Morris: uno Stato che chiede “legge ed ordine”, ma che non presta attenzione alle proprie leggi.
All’altro cileno espulso, Mario Aguirre, non è andata meglio. Anche lui studente alla Scuola Nazionale di Antropologia e Storia, tornando in Cile è stato visitato nello stesso ospedale dove gli sono state riscontrate “ferite al torace, contusioni cerebrali, lesioni al ginocchio sinistro e contusioni nel destro, risultato di un’aggressione”.
La testimonianza di Aguirre conferma che le quattro donne espulse dal Messico e molti messicani hanno cominciato ad essere liberati per mancanza di prove o su cauzione. Sulle torture sessuali, ha scritto:
”Sono testimone oculare di una delle vessazioni subite da una ragazza che era seduta vicino a me. Lei era a torso nudo mentre gli ufficiali la insultavano e la picchiavano sui seni. Un’altra donna che stava sopra di me, nella pila di corpi in cui ci avevano gettati, è stata brutalmente picchiata e la sua testa mi batteva sulla schiena mentre veniva colpita. Picchiavano con calci, pugni, pestate con scarponi e con i manganelli”.“Ho anche sentito una delle ragazze spagnole che gridava per favore che la lasciassero in pace perchè la stavano soffocando. Dopo un po’ le gambe si intorpidivano e bisognava muoversi ma ad ogni tentativo di movimenti i poliziotti propinavano duri colpi di manganello. Il tempo che è trascorso per il trasferimento alla prigione più vicina è stato eccessivamente prolungato e la tortura è diventata psicologica perchè ci chiedevamo se ci avrebbero portato in un posto isolato per ucciderci e abbandonarci”.
Confrontate il trattamento che queste persone hanno ricevuto dal governo di Fox, con la testimonianza del consulente politico gringo di Fox, Rob Allyn, circa le “peripezie” che dovette affrontare quando nell’anno 2000 dirigeva la campagna presidenziale dell’ex direttore della Coca Cola, pubblicate sul Dallas Morning News del 9 luglio di quello stesso anno:
Città Del Messico. – Spesso, il problema principale di Rob Allyn era cercare di ricordare la sua identità falsa. Se sbagliava, metteva a rischio il suo ruolo nella missione segreta di mettere in moto la prima rivoluzione messicana senza sangue.Portieri e receptionist di hotel restavano sorpresi e sconcertati quando il signor Allyn, un noto consulente del Partito Repubblicano a Dallas, un po’ titubante esitava nel decidere quale dei suoi falsi nome utilizzare prima di firmare un conto. Chi era questa volta: José de Murga, Francisco Gutiérrez, o Alberto Aguirre?
“Essenzialmente, per tre anni dovetti andarmene da casa, dal mio lavoro reale, per un lavoro segreto”, ha detto il signor Allyn. “Per quel periodo ho condotto una seconda vita”.
Mentre stranieri come Allyn affrontano il dilemma di quale carta di credito utilizzare (nei ristoranti dove le accettano) o come spendere la fortuna guadagnata grazie al corrotto sistema politico messicano, altri, come la cilena Valentina Palma e Mario Aguirre, smentiscono la dichiarazione dei consulenti politici di partecipare ad una “rivoluzione senza sangue”.
O prendete, come un altro esempio, le testimonianze delle spagnole Maria Sostres e Cristina Valls, espulse lo stesso giorno dei cileni – 5 maggio – e rispedite a casa loro a Barcellona.
Maria Sostres and Cristina Valls Photo: El País |
“Ho tentato di scappare ma tutte le strade erano piene di poliziotti. Uscire da lì era impossibile. Picchiavano tutto quello che trovavano sul loro passaggio”, racconta Valls.
“Io avevo la faccia dentro una pozza di sangue e sei persone sopra di me venivano violentate”, racconta Valls.
Sostres è stata testimone di molte violenze sessuali da parte della polizia sugli arrestati. “Infilavano nelle vagine dita e chiavi. Una ragazza è stata obbligata, carponi, a fare esclamazioni mentre un poliziotto le batteva sul sedere”.
“Uno mi disse di non denunciare l’abuso sessuale perché avrei avuto problemi per uscire ed avrei potuto restare in prigione fino ad un anno. Ci ho pensato ma poi ho deciso di rendere la mia”, racconta Sostres.
“Abbiamo foto di ragazze con le natiche nere ed i seni pieni di ematomi per i colpi”, ha dichiarato Guillermo Ibarra, della Commissione dei Diritti umani del Messico al quotidiano spagnolo.
Pensate al trattamento riservato a queste donne spagnole, entrambe attiviste per i diritti umani, come turiste in Messico, in confronto con quello concesso al consulente politico di Fox, Rob Allyn. Quello che segue è tratto dalla sua intervista al Dallas Morning News nel 2000:
Una volta conclusa la campagna, gli strateghi dei media si prendevano un brandy – della marca del Presidente messicano – col futuro presidente del Messico nel retro di un Suburban con vetri a prova di pallottole e nelle numerose case sicure, le quali avevano sempre una piscina vuota.
E mentre Rob Allyn si inseriva un’altra volta nella campagna elettorale messicana, guidando Vicente Fox e Felipe Calderón in ogni loro passo, un’altra straniera, Samantha Dietmar, 27 anni, della Germania, pagando un alto prezzo per il suo crimine di… scattare fotografie. All’uscita dalla sua stanza d’albergo da 100 pesos (meno di 10 dollari) al giorno, la mattina presto del 4 maggio, è stata immediatamente aggredita da un’orda di poliziotti che brandivano i loro bastoni per tutta Atenco.
Questa parte della testimonianza è pubblicata su Indymedia Messico:
“‘Non è qui’ gridavano, i miei documenti mi sono caduti e mi hanno presa e portata su un furgone. E lì è cominciato l’inferno.“Mi hanno trascinata sul furgone per i capelli dove c’erano già un sacco di persone ammucchiate gli uni sugli altri. C’era sangue dappertutto, le persone gemevano.
“I poliziotti ci insultavano e ci sputavano addosso, sono saliti a bordo ai lati del furgone e quando siamo partiti ci sono saliti sopra con i loro stivali, gridando e insultandoci ci picchiavano con i manganelli sulla schiena, sulla testa, sulle gambe Ho sentito delle mani che cercavano di togliermi i vestiti. Quando ho cercato di resistere mi hanno gridato “Gringa” e qualcuno mi ha colpito in faccia. Il mio naso sanguinava.
“Continuavano a salire poliziotti sul furgone a chiedere della tedesca, volevano vedere la mia faccia. Io non dovevo muovermi. Alcune mani mi toccavano i seni. Mi domandavano che cosa stessi facendo lì.
Dicevano che avevo occhi belli e se non volevo andare con uno dei poliziotti, e subito picchiavano un compagno vicino che si contorceva dal dolore. Mi strappavano i capelli che volavano per il furgone…”
Questo è il Messico di Rob Allyn, il Messico di Dick Morris: Il ritorno dello stato autoritario che governa con la paura e la violenza, arbitrariamente, con due leggi: una che colpisce i buoni e l’altra che premia i cattivi.
Questo è il Messico di cui recentemente molti commentatori dei media commerciali si sono lamentati, incolpando la gente che resiste e protesta del fatto che nel paese si respiri un clima di violenza.
Ma la colpa reale della scalata di tensione e violenza, ricade sulle spalle di Dick Morris e Rob Allyn, così come nel tono che entrambi hanno imposto alla campagna politica del 2006. La verità è che – lo dimostrano i fatti accaduti e documentati – il clima politico in Messico ha cominciato a rarefarsi settimane prima dei sanguinosi conflitti che, agli inizi di maggio, sono successi ad Atenco e nel suo paese vicino, Texcoco. E’ iniziato prima che la polizia disperdesse pacifici venditori di fiori ed attaccasse chi li difendeva. E’ cominciato… in televisione…
Quando quest anno è iniziata la campagna presidenziale, c’era una certa speranza che il processo si sviluppasse in un clima pacifico e democratico. Dopo tutto, questo è la prima campagna presidenziale che si celebra dopo la vittoria di Fox nel 2000, anno in cui cessarono sette decenni di un governo di un solo partito. All’inizio, l’amministrazione Fox aveva dato il benvenuto all’Altra Campagna Zapatista ed al periplo nazionale guidato dal subcomandante Marcos, iniziativa pacifica che l’EZ ha lanciato per conoscere molto altre lotte in lungo e in largo per il territorio messicano.
Ma dietro il falso discorso governativo circa l’amore, la pace e la democrazia, le ingiustizie sono proseguite. E quando i sondaggi hanno rivelato che l’ex capo di governo di Città del Messico, Andrés Manuel López Obrador, del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) – che si presenta come di centro-sinistra – stava andando verso una vittoria irreversibile il 2 luglio prossimo, Fox ed il suo candidato hanno chiamato i cani del nord.
Dick Morris e Rob Allyn hanno dato in pasto carne rossa ai corrotti mezzi di comunicazione commerciali del Messico: spot incendiari, falsificazione de sondaggi d’opinione e notizie basate su dicerie e calunnie, allo scopo di seminare paura e incertezza nella campagna elettorale. E per assicurarsi che le due reti televisive nazionali – Televisa e TV Azteca – riproducessero le tesi e le versioni appropriate, l’amministrazione Fox ha imposto al Congresso una nuova legge che conferisce privilegi speciali di monopoli alle due reti, pregiudicando i piccoli concorrenti.
Il Washington Post riportava così, il 3 maggio scorso, come era iniziata la violenza scatenata dalla polizia a Texcoco ed Atenco:
Una solida dose di campagna negativa ha frenato la corsa presidenziale in Messico, generando così un cumulo di storie sull’influenza del controverso stratega politico Dick Morris.Articoli sulla stampa messicana sollevano dubbi su quanto può essere collegato Morris alla campagna di Felipe Calderón. Il conservatore Calderón sta combattendo con Andrés Manuel López Obrador di sinistra, ed il populista Roberto Madrazo, in una gara per guidare una nazione di 105 milioni di persone il cui esodo di emigranti, legali ed illegali, sta ridisegnando le politiche degli Stati Uniti e la sua società.
Il mese scorso, Calderón ha superato nei sondaggi, per la prima volta, López Obrador quando una ricerca realizzata dal quotidiano Reforma gli ha assegnato un 38% su un 35% per López Obrador. Madrazo ha raggiunto 23%. López Obrador ha mantenuto un leggero vantaggio in altri sondaggi realizzati da opinamexico.org.
Il risveglio di Calderón è seguito ad una campagna pubblicitaria asfissiante volta ad erodere l’immagine positiva di López Obrador, derivatagli dall’essere stato popolare sindaco di Città del Messico, vincolandolo al presidente di sinistra del Venezuela, Hugo Chávez. In un articolo intitolato “Strateghi mercenari senza rivale”, il settimanale Proceso questa settimana ha riportato che Calderón aveva contrattato Morris ed il consulente politico texano Rob Allyn “per gestire non solo la sua immagine, ma anche lo sviluppo della sua campagna”.
Ma le manovre di Morris a favore di Fox e Calderón si erano viste un mese prima, il 3 aprile, quando scrisse un articolo per il New York Post che riassume in maniera perfetta il suo caloroso coinvolgimento nella campagna politica. Il commento era intitolato “Minaccia in Messico” e suonava come il “terrore Rosso” degli anni ‘50:
Il 2 luglio, il popolo messicano deciderà se scegliere o no Andrés Manuel López Obrador (noto come AMLO), di ultrasinistra, come il suo prossimo presidente.Le voci sono corse per mesi, nel senso che la campagna di López Obrador ha ricevuto grandi finanziamenti dal presidente del Venezuela Hugo Chávez. Ed il mese scorso, il rappresentante Jim Kolbe (Repubblicano per l’Arizona), un repubblicano moderato, ha detto ad alcuni legislatori messicani che aveva notizie dai servizi segreti con i dettagli dell’appoggio di Hugo Chávez al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) di AMLO.
Chávez è un fermo alleato di Fidel Castro, presidente di Cuba. Bene, López Obrador potrebbe essere il pezzo mancante nei loro piani per mettere in ginocchio gli Stati Uniti davanti all’emergente sinistra latinoamericana…
Basandosi su quello che lui stesso aveva definito “voci” Morris ha sputato:
Credete di avere problemi di sicurezza col presidente Vicente Fox? Aspettate di avere alla nostra frontiera di duemila miglia un amicone come Chávez e Castro.
Questo è essenzialmente il copione di quanto starebbe per succedere in Messico: spot televisivi che dicono che López Obrador è un burattino di Chávez e Castro, seguiti da sondaggi che mostrano Calderón che guadagna terreno e, più avanti, supera il candidato dell’opposizione.
Un altro consulente politico statunitense, Dan Lund, ha scritto un articolo per il Miami Herald nell’edizione messicana, nell’inserto in lingua inglese nel quotidiano nazionale El Universal, che analizza l’influenza di Dick Morris in questa campagna elettorale messicana:
Dick Morris è un noto consulente, con un brillante record di elezioni di repubblicani e democratici negli Stati Uniti. E’ molto conosciuto per la sua partecipazione nella campagna per la rielezione di Clinton nel 1996 e per un’interessante preferenza sessuale per la quale fu arrestato in un hotel di Washington. Bisogna ricordare questo fatto perché, dopo tutto, egli è il maestro nell’orchestrare campagne di discredito usando in particolare attacchi personali (...).Morris è il tipo che si vanta di aver scritto un “libro della campagna” per Fox nel 1999-2000, ed ora si gonfia come un pavone dandosi arie circa il suo ruolo nella campagna di Felipe Calderón…
Con questa conflittuale operazione, il libro di Morris è il copione che si sta sviluppando ora, perché si tratta di vincere a qualunque costo, non importa come.
Il libro si basa su una campagna negativa implacabile che usa ogni mezzo di comunicazione di massa, elettronico ed informale, tutto ad un costo che semplicemente non può essere pagato da altri. Questo libro sulle campagne elettorali è divenuto la coreografia della strana danza di Morris che invita fazioni ed interessi diversi ad unirsi e mettere a fuoco il nemico reale, chiamato Andrés Manuel López Obrador.
Inoltre, tutto questo era prevedibile: l’americanizzazione delle elezioni messicane ed il primato di una campagna negativa basata sui pettegolezzi e le insinuazioni orchestrate da consulenti politici degli Stati Uniti è stato il copione fin dal primo momento. L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) aveva messo in guardia da questo già un anno fa, nella Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, ed aveva lanciato L’Altra Campagna — un’iniziativa non elettorale — per svelare la frode.
Il primo di gennaio, il subcomandante Marcos, aveva iniziato quello che è stato descritto originariamente come un viaggio di sei mesi in tutto il Messico per ascoltare le testimonianze del popolo che lotta “in basso e a sinistra”.
La violenza recente di Atenco ha portato alla sospensione dell’Altra Campagna di fronte alla quale Marcos ha iniziato quello che in pratica sarebbe un presidio nel centro del potere politico: Città del Messico che è, certamente, il centro mediatico del paese.
Ha lanciato un’offensiva. Ha rilasciato in maniera selettiva interviste ai media commerciali a condizione che le sue parole fossero trasmesse “senza tagli e correzioni”. (Il fatto che il portavoce ribelle abbia imposto queste condizioni, fino al momento, a Televisa, CNN e Telesur, così come al quotidiano La Jornada, è un fatto importante che chiude la bocca a qualcuno che si lamenta di questo contatto di Marcos con i media: Chi era stato capace prima di imporre questa condizione? Chi almeno c’aveva provato?).
Quello che l’Altra Campagna è riuscita a fare, è rompere il copione fabbricato dai consulenti politici statunitensi. Perché mentre Dick Morris e Rob Allyn credono di poter misurare l’opinione pubblica ricorrendo ai dati raccolti con i sondaggi, Marcos ha investito più di 120 giorni ascoltando le voci dei diversi settori del paese che compongono la società messicana – in 19 dei 31 stati più il Distrito Federal di Città del Messico – ed ha sviluppato un udito molto fine in quanto a quello che avviene sul terreno, più di quello che i candidati o i loro consulenti sono in grado di sentire.
Questo, secondo l’editorialista nazionale Carlos Ramírez (che non è aderente, né simpatizzante, dell’Altra Campagna Zapatista, ma è un sagace analista politico), ha sfilato dalle mani dei partiti e dei loro consulenti lo stato d’animo dei messicani e lo ha trasferito nelle mani dei ribelli. Ramírez scrive:
Il dato rivelatore è il fatto che le campagne presidenziali del 2006 sono lontane dalla realtà del cittadino. Anche le promesse di aumentare i posti di lavoro, abbassare i prezzi e le imposte ed aumentare i sussidi agli strati popolari si collocano fuori dalla realtà dei cittadini. Atenco è esploso come il problema più grave per la governabilità, il governo e la stabilità del paese, ma i candidati hanno voltato le spalle. Marcos si è inserito in pieno nel processo elettorale, ha preso l’iniziativa e sta dettando il segno di riferimento politico e nessuno dei candidati si è azzardato ad analizzare il ruolo del capo dell’EZLN e verificare le possibilità e limitazioni.Non hanno capito che la cornice dell’analisi politica di Marcos è differente da quella tradizionale dei pesi e contrappesi. La sua strategia è di approfittare dello spazio di Atenco per costruire una rete di gruppi sociali non controllati.
Nonostante tutto, Marcos è l’unico che sa cosa vuole e quello che deve fare per ottenerlo. Il suo discorso ieri nell’auditorium Che Guevara della UNAM è coerente col suo obiettivo di organizzazione sociale. Resterà nel DF fino a piegare l’autorità dello Stato. Ed ogni giorno si sommano piccole organizzazioni sociali con obiettivi che non passano per la negoziazione con lo Stato……
I veri stranieri ficcanaso nella politica messicana sono Dick Morris e Rob Allyn ed altri come loro. Essi non solo cercano inquinare il clima col conflitto ed i pettegolezzi, sollevando polveroni, confusione e paure dai quali emergono i loro clienti. Loro lo fanno deliberatamente sapendo di violare le leggi, fabbricano fatti ricavati da fantasie oscure e finzioni, falsificano sondaggi, favoriscono la violenza poliziesca – offrendo l’opportunità di violentare, torturare sessualmente donne come bottino di guerra – e, se è necessario, possono fare quello che si fece in Messico nelle elezioni del 1988 e quelle realizzate pochi anni fa negli Stati Uniti. Loro e l’amministrazione Fox tenderanno tutte le trappole necessarie per preparare un’elezione fraudolenta computerizzata per imporre la continuità del suo regime. E lo fanno in chiara violazione dell’articolo 33 della Costituzione Messicana che stabilisce chiaramente il divieto per gli stranieri di intromettersi nella politica elettorale.
Ma i delinquenti elettorali gringo in Messico, Dick Morris e Rob Allyn, stanno ormai perdendo la testa. La vittoria che inseguono il 2 luglio, non importa come sarà ottenuta, sarà una vittoria di Pirro, e con questa Fox, seguendo il loro consiglio di promozione della violenza, paura e repressione, sta assicurando l’ingovernabilità del paese nel periodo post elettorale, sia col suo gallo Calderone, o, probabilmente, con qualunque altro.
Mentre L’Altra Campagna ha dimostrato, giorno dopo giorno, in quattro mesi e mezzo, che la dirigenza non è forte quando si tenta di controllare dall’alto il popolo messicano, la falsa promessa di cambiamenti fatta dal Frankestein di Morris-Allyn, chiamato Fox, ha creato aspettative e poi le ha distrutte. E per chiunque era ancora legato a quell’illusione fino al giorno 2 maggio, la violenza dei giorni 3 e 4 ha devastato quell’innocenza con la velocità con cui la polizia di Fox ha violentato e torturato la maggioranza delle donne che arrestate ad Atenco.
Chi protestavano gridava: “Tutti siamo Atenco”. La verità è che queste parole possono tradursi in “Tutti siamo stati violentati”. Gli stupratori virtuali delle tecniche politiche e della manipolazione, hanno violentato la democrazia stessa.
E questa nazione che esiste in basso, sotto il loro radar tecnocratico, non si fermerà fino a che non sarà fatta giustizia. Fox e la sua polizia, Calderón ed i suoi consulenti hanno avuto la loro festa – come María Sostres ha testimoniato – il 4 maggio. Ora arriva la risposta. L’Altro Messico che si alza dalle sue ceneri aprirà uno spazio, uno nuovo, per Valentina Palma Novoa, Mario Aguirre, Samantha Dietmar, Cristina Valls, Maria Sostres, e per tutti i messicani e gli internazionalisti decenti che solidarizzano con lui.
Ma il Messico da venire, come risultato di quanto accaduto ad Atenco, non avrà un posto – neanche una capanna sulla spiaggia – per gli stupratori virtuali Dick Morris e Rob Allyn.
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