Brutalità poliziesca in Atenco: donne stuprate, un assassinato ed il numero dei prigionieri politici e dei desaparecidos supera i 400
L’Altra Campagna annuncia mobilitazioni in tutto il paese ed un’Assemblea Popolare Nazionale per sabato
di Bertha Rodríguez Santos
Otro Periodismo con l’Altra Campagna in San Salvador Atenco
6 maggio 2006
San Salvador Atenco, Stato di México, 5 maggio 2006.- Circa 400 arrestati – di cui solo 109 sono stati identificati e tra i quali ci sono tre feriti -, 18 desaparecidos e 5 donne stuprate, si sommano alle centinaia di feriti, oltre ad un giovane assassinato come conseguenza della brutale repressione poliziesca contro i venditori di fiori di Texcoco e dei contadini di San Salvador Atenco, perpetrata dalla polizia municipale, statale e federale a partire dal 3 maggio scorso. Questi dati sono stati comunicati alle migliaia di manifestanti che questo pomeriggio hanno realizzato una marcia in solidarietà con i popoli di Atenco e Texcoco, dalla prigioniera politica Gloria Arenas Ajís, dalla sua cella nella prigione di Santiago dove è stata trasferita la maggioranza dei fermati.
L’angoscia, la rabbia e l’indignazione di migliaia di persone dopo la violenta repressione contro i produttori di fiori ed i membri del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT) sono sfociate questo pomeriggio in una lunga marcia di protesta partita dall’Università di Chapingo fino ad arrivare a San Salvador Atenco. Manifestazioni di solidarietà sono state espresse dai manifestanti anche attraverso slogan come: “Atenco, fratello, il popolo ti dà la mano!”, “Atenco, ascolta, il popolo sta con la tua lotta!”, “Atenco non è un quartiere militare, fuori l’esercito!”, “Al governo bastardo non piace il nostro modo, ma qui sono fregati perché: Atenco siamo tutti!”.
Senza trattenere le lacrime molte donne contadine di Atenco sono uscite per strada ad applaudire la moltitudine che non smetteva di gridare “Giustizia!, Giustizia!, Giustizia!” e “Non siete soli!”, “Non siete soli!”.
Erano in migliaia, qualcuno ha calcolato più di seimila persone, alcuni da diverse parti del paese, ma soprattutto dalle città vicine come il Distrito Federal, si sono mobilitati a sostegno della gente di Texcoco ed Atenco. Con la delegazione della Commissione Sesta dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), guidata dal Subcomandante Insurgente Marcos, hanno sfilato in corteo sulla strada Lecheria-Texcoco, centinaia di studenti dell’Università di Chapingo, dell’Università Nazionale Autonoma del Messico (c’erano gruppi di diverse facoltà e degli Istituti di Scienze Umanistiche – CCH´s) e del Politecnico Nazionale.
Hanno marciato per più di tre ore anche membri dell’Unione Popolare Rivoluzionaria Emiliano Zapata (UPREZ), del Fronte Popolare Francisco Villa Indipendente (FPFVI), del Fronte Nazionale Contadino (FNC), del Coordinamento Nazionale Plan de Ayala e della Promotrice Nazionale Contro il Neoliberalismo, tra molte altre organizzazioni.
Dalla prigione, Gloria Arenas, accusata di appartenere all’Esercito Rivoluzionario del Popolo Insurgente (ERPI) ha mandato un comunicato nel quale ritiene che la repressione scatenata contro i due popoli della valle di Texcoco è un’aggressione diretta contro L’Altra Campagna ed il movimento civile e pacifico che guidano le diverse lotte locali, legate insieme dal percorso della Commissione Sesta dell’EZLN da quando è partita dal Chiapas nel mese di gennaio.
Dichiara che la politica repressiva dei governi del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD), al quale appartiene il presidente municipale di Texcoco, Nazario Gutiérrez Martínez, del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), del governatore Enrique Peña Nieto, e del Partito di Azione Nazionale (PAN), del Presidente Vicente Fox, continuerà contro gli aderenti dell’Altra Campagna ed ha pronosticato che “le prigioni continueranno a riempirsi”, per questo è necessario rinforzare le mobilitazioni a livello nazionale ed internazionale che da ieri sono iniziate come risposta alla violenza ufficiale.
Ha annunciato che a partire dalle 5 del pomeriggio avrebbe iniziato uno sciopero della fame all’interno del carcere. Ha invitato tutte le donne prigioniere del paese ad unirsi allo sciopero della fame fino a che non saranno liberati tutti i prigionieri politici.
Il Delegato Municipale di Atenco è stato il primo a prendere la parola durante il meeting. E’ stato diretto: “non siamo d’accordo che i poliziotti sono entrati nelle case rompendo tutto; hanno picchiato le donne e non hanno avuto rispetto per i bambini”.
Un altro abitante di San Salvador Atenco, racconta indignato che il 4 maggio, dalle 7 del mattino, circa tremila agenti della Polizia Federale Preventiva (PFP) e della polizia statale, hanno fatto irruzione violentemente in molte case di Atenco. All’operativo ha contribuito un elicottero che sorvolava radente le case, su cui viaggiava un uomo con il volto coperto che indicava le abitazioni in cui fare irruzione con la forza.
Questo abitante era in bicicletta ma avvertendo il pericolo di andare avanti, è tornato a casa sua e dal tetto ha assistito al selvaggio pestaggio dei poliziotti contro un gruppo di studenti che si erano rifugiati nella casa di fronte.
Racconta che erano circa 20 giovani, apparentemente universitari, che erano venuti nell’auditorium zapatista nel centro del paese per manifestare la loro solidarietà con gli aggrediti. Si presume che i giovani avessero deciso di scappare verso un campo dietro detto domicilio. Tuttavia, circa 50 elementi di polizia hanno sfondato la porta della casa e sono entrati con violenza.
Hanno preso tutti i giovani, uomini e donne, e li hanno buttati a terra coprendogli il volto con le loro stesse magliette. Alcuni li tenevano in ginocchio. Li hanno allineati. Uno dei poliziotti ha cominciato a contarli colpendoli in testa con un manganello. Quando finiva di contare diceva: “Oops, mi sono sbagliato, ricontali!”, diceva al suo compagno di ripetere l’operazione finché alla fine anche l’altro diceva di essersi sbagliato e che doveva ricontarli in ordine decrescente, e li colpiva con forza ed accanimento. I fermati, soprattutto le ragazze, urlavano di smetterla di picchiarli, ma invece i poliziotti li prendevano a calci senza pietà gridandogli: “Silenzio, bastardi!”.
“Molti erano svenuti ma continuavano a picchiarli”, racconta questo abitante che calcola che questo operativo è durato fino alle 2 del pomeriggio. “Se fosse arrivato il numero di persone che è arrivato oggi, saremmo usciti tutti dalle nostre case ma eravamo troppo pochi. Inoltre, quando i poliziotti hanno visto che noi eravamo testimoni di quello che stavano facendo, ci hanno puntato i gas lacrimogeni e ci hanno ordinato di non intrometterci perché altrimenti venivano da noi”.
La forza bruta della polizia ha temporaneamente ammutolito questa gente. Molte case e negozi danneggiati hanno le serrande chiuse. Durante l’atto che ha concluso la marcia, una donna anziana ha protestato in singhiozzi per la barbarie commessa dai poliziotti per ordine dei governi dei tre livelli, perché suo figlio stava andando a lavorare quando è stato arrestato, come molti di quelli che oggi sono in carcere. “Noi madri soffriamo. Proviamo rabbia e dolore”, ha urlato un’altra donna che ha raccontato che suo figlio era uscito a vedere quello che stava succedendo per strada quando se lo sono portato via.
A parte realizzare mobilitazioni di protesta che contemplano marce e blocchi stradali in tutto il paese, molte organizzazioni faranno dei presidi davanti al carcere di massima sicurezza di Almoloya de Juárez, dove è rinchiuso il dirigente del FPDT, Ignacio del Valle, e davanti alla prigione di Santiago dove ci sono più di cento fermati.
Per telefono, América del Valle – figlia di Nacho, come lo chiama il popolo – e gemella di uno dei desaparecidos, di nome César, ha chiesto ai presenti: “non piegatevi, non arrendetevi”.
Ha avvertito i governi municipale, statale e federale che l’uso della forza nel villaggio di San Salvador Atenco “non ci ha vinto”. Dopo aver ricordato che “ieri il popolo organizzato sconfisse” la polizia, ha dichiarato che questo non è l’unico posto in lotta, perché “ci sono molti Atencos in tutto il Messico”.
Ai canali televisivi di Televisa e TV Azteca che hanno trasmesso unicamente le immagini dei poliziotti colpiti, dando l’impressione che queste erano le vittime della “irrazionalità” degli abitanti ed i cui annunciatori incitavano e plaudivano un intervento maggiore della polizia, América del Valle ha dichiarato: “il vostro veleno non ci ammazzerà”.
Ha affermato che ora più che mai il popolo non rinuncerà ai suoi diritti. “Abbiamo una grande responsabilità e lotteremo per i nostri figli, per le nostre donne, per i nostri vecchi, per i lavoratori, per gli indigeni e i contadini. Per tutti loro, combatteremo fino alle ultime conseguenze”.
La ragazza sulla quale pende un ordine di cattura, ha ringraziato da qualche luogo del paese, “il popolo del Messico”, per la risposta di solidarietà di fronte “ai criminali che stanno in alto” nel chiedere “la liberazione immediata ed incondizionata di tutti i prigionieri politici, la presentazione in vita dei desaparecidos e l’uscita di tutte le forze di polizia da Atenco e Texcoco”.
Come parte delle azioni immediate intraprese dagli aderenti dell’Altra Campagna per raggiungere questi obiettivi, c’è la convocazione di un’Assemblea Nazionale Popolare in San Salvador Atenco programmata per domani 6 maggio, a partire da mezzogiorno.
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