La sierra nord di Puebla: un posto di abusi dei potenti
Relazione sulla visita del Delegato Zero a Tzinacapan
di Karla Garza Martínez e Pável Blanco
Indymedia Chiapas
17 febbraio 2006
“Il nostro cuore vi abbraccia”, dice uno degli anfitrioni che ricevono la Commissione Sesta in Tzinacapan, comunit del municipio di Cuetzalan, nella sierra nord di Puebla. “Anche noi siamo venuti cercando una vita degna”, aggiunge.
Ed in effetti, Tzinacapan è un paese con una storia vecchia di lotta, organizzazione e lavoro collettivo. È anche un paese pieno di storie. Uno dei campi più fertili della “tradizione orale” dei popoli indios che, di certo, si sono impegnati a riscattare ed arricchire.
A lei si aggrppano, perché sanno che quando “uno è l’ignorato di uno stesso”, si perde tra la “eredit di ignoranza dell’umanit che lascia l’anima ferita, addolorata”, e queste sono le parole del giovane maestro che coordina la banda di musica locale. La banda Arcangelo Miguel che abbozza le sue melodie, ma non le suona, senza prima raccontare la loro storia e con loro, quella della prima banda del paese. Suonano pezzi festivi con un’esecuzione eccellente.
Poi passa un gruppo di bambini che si sciolgono nel “Xochipatzahuatl”, la danza del “fiore piccolino”, la danza tradizionale dei momenti più importanti della vita degli indios totonaco e delle cerimonie come battesimi e nozze. Qui si celebra un’unione trascendentale nella vita del paese e quindi l’occasione la merita.
Così, insieme alle loro storie ed alla loro tradizione, danno il benvenuto al Subcomandante Marcos ed a chi l’accompagna.
Così anche il Sup, di fronte a circa 200, si sente in dovere di raccontare una storia:
Dicono i nostri antichi che all’inizio quando gli dei fecero il mondo non l’hanno fatto bene, non l’hanno fatto come doveva essere e che sarebbe dovuto passare molto tempo prima che il mondo diventasse come avrebbe dovuto essere: giusto. Allora i primi dei riunirono settanta e sette di quelli che avevano creato e raccontarono loro ciò che sarebbe successo. Dissero che siccome non erano stati molto attenti al momento di fare il mondo, era successo loro che avevano creato uomini e donne cattivi che si sarebbero impadroniti del lavoro degli altri e si sarebbero arricchiti sulle loro spalle ed avrebbero perseguitato ed umiliato noi che siamo del colore della terra.
Allora gli dei dissero: ci sar una notte molto lunga e molto dolorosa. Piangeranno i nostri, soffrirano ed arriver l’oblio nei loro cuori e nella loro mente. E quei primi uomini e quelle prime donne diventarono molto tristi e domandarono agli dei: e che cosa succeder allora con la parola che ci fa camminare? che cosa succeder con la musica ed il canto? che cosa succeder con i nostri balli? che succeder col colore che siamo? E gli dei dissero: non ne sappiamo nulla, fino qui arriva il nostro lavoro e quello vostro è di proseguire e camminare la notte, fino a trovare un’altra volta il giorno.
Ed allora quei primi dei distribuirono questi guardiani. E misero tra di loro i tzotziles che vuole dire uomini e donne pipistrello ed insegnarono loro a camminare di notte come di per sé camminano la notte i pipistrelli, insegnarono loro che la parola deve andare e venire fino a che trover le porte e finestre che permettano ai popoli indios di incominciare ad uscire dalla notte.
Racconta il Sup questa storia nella terra concepita come la casa della notte, “la fonte del pipistrello”, secondo il suo nome nahuat.
E dì loro che per tutto questo tempo, durante quella notte che dobbiamo camminare, la parola, la musica, il canto, il ballo, è la forma in cui non ci dimentichiamo di noi stessi. E quando potremo aprire la porta del giorno, la finestra che si lascia dietro la notte, torner a nascere il riconoscimento di ciò che siamo.
Ed il fatto di lasciarsi dietro la notte, lo capisce bene questo popolo. Perché tra i vestiti ed i colori della sua tradizione nahuat, cullato nella cadenza della sua lingua, risplendente di storie, in Tzinacapan, il giorno si sveglia.
Voci contro il sistema dal luogo dove abitano i pipistrelli Costruire insieme i processi alternativi
In Tzinacapan c’è una coincidenza con gli obiettivi della Sesta dal vissuto e dalla stessa lotta. Tre sono le dimostrazioni.
“Abbiamo visto che la lotta è lunga e dolorosa” dice -a nome del Progetto di animazione e sviluppo- la compagna Yolanda, che “si devono generare nuovi stili di vita e costruire processi alternativi alla globalizzazione depredatrice per poter articolare un nuovo tessuto ribelle”. A questo collettivo interessa L’Altra soprattutto per i come, perché domanda invece di dirigere, perchè ascolta invece di tracciare linee.
La sierra nord di Puebla è stato un luogo di abusi dei potenti, fino qua arrivava ai suoi tempi la mano nera che assassinava i contadini che affrontavano i latifondisti. La Polizia Giudiziaria, adesso col nuovo nome di Polizia Ministeriale, è lo strumento per proteggere i latifondisti e gli accaparratori del caffè e degli altri prodotti regionali. Se il lavoratore agricolo esige un migliore prezzo dal coyote, arriva la repressione. Perciò i lavoratori di origine nahuat o totonaca hanno trovato in Takachihualis, un’organizzazione di diritti umani, un punto di riferimento. Francisco Sánchez Conde che è il suo portavoce, racconta la storia di quello che sono. Loro hanno posto il germe della vita degna per vincere la persecuzione, la paura, l’oltraggio, armati solo della speranza in un domani felice, del conoscere se stessi, di riconciliarsi con se stessi. Ed è così, proprio come lo denuncia: in queste terre un poliziotto per chiedere anche solo l’identificazione, tira fuori la pistola.
Dice con convinzione che la cultura di rispetto dei diritti umani non si fa col denaro, ma rubando tempo alla famiglia, al riposo, facendo umili passi in avanti per dar forma alla “nostra ricerca”. Spiega il metodo di abilitazione-azione con la promozione della nutrizione: è che la gente sa gi che c’è bisogno di alimenti sani per i bambini, la questione è come materializzarli e lì è dove loro passano dalla teoria all’azione distribuendo colazioni gratuite.
Mentre l’assemblea si sviluppa, in Citt dal Messico quelli in alto si riuniscono. Vicino a Carlos Slim appare Francisco Hernández Juárez, dirigente dell’UNT – centrale del sindacalismo giallo – che va avanti nel suo doppio gioco di stare nel Dialogo Nazionale ed ora apertamente appoggiando il raggruppamento borghese per continuare la sua dominazione. Annunciano che c’è gi l’impegno di tutti i partiti ufficiali di sottoscrivere il Patto di Chapultepec.
In basso ed a sinistra nell’altitudini della sierra nord di Puebla la compagna Flores, che proviene da Huauchinango, annuncia che in tre municipi hanno deciso che non lasceranno entrare né i partiti ufficiali né i loro candidati. Paradossi del Messico in basso che alza la sua voce da un luogo dove si può graffiare il cielo, mentre il Sup annuncia che hanno modificato quella frase di un mondo dove ci stiano molti mondi per aggiungere anche una prigione dove vicino ai serial-assassini ed ai criminali recidivi arrivino tutti quelli che sono dello stesso calibro: i politici in alto, gli sfruttatori, però anche i caporali come Hernández Juárez.
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