Il ruolo svolto dagli indigeni urbani nella sollevazione Zapatista del '94
Il Delegato Zero lo racconta nella riunioni con gli abitanti di La Hormiga
di Concepción Villafuerte
dal Chiapas
5 gennaio 2006
San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 4 gennaio. Domingo López Angel yed i supi compagni indigeni evangelici espulsi, sapevano in anticipo della sollevazione armata zapatista ed aiutarono le truppe ribelli a sfuggire all’esercito federale aen San Cristóbal che bombardava le comunit .
Di seguito il racconto dei fatti rivelati dal Subcomandante Marcos questo mercoledì durante un incontro nella colonia La Hormiga a nord della citt con il Consiglio dei Rappresentanti Indigeni degli Altos del Chiapas (CRIACH).
“Voglio iniziare svelandovi un segreto avventuo molto tempo fa quando l’EZLN non era conosciuto. Dovevamo parlare con i compagni che vivevano a San Cristóbal, con quelli della colonia La Hormiga. Pensavamo che fosse necessario rispettare la loro organizzazione e che dovevamo cercare i loro leader. Era novembre o dicembre del 1993 e venni con due compagni, un uomo ed una donna tzotziles dal nostro movimento, salimmo alcune scale, ci misero in una stanza scura ed incominciamo a parlare con alcuni di voi. Dicemmo a queste persone che ci saremmo sollevati in armi che volevamo avvisarli perché probabilmente ci sarebbe stato qualche problema e non volevamo che ci fossero sofferenze ma li invitavamo anche ad appoggiare questa lotta. più o meno stavo spiegando a questo fratello che è qui presente, che cosa era quello che volevamo e quello che avremmo fatto. Il compagno ascoltò con attenzione e rispetto e alla fine mi disse: ‘Ti dico chiaro che vedremo come lo sente il nostro cuore, e se la tua lotta è buona la appoggeremo’. Salutandolo gli dissi: ‘Io mi chiamo Marcos’. E lui mi disse: ‘Io mi chiamo Domingo’. Queso ccadde prima che fosse noto l’EZLN.
“Il primo gennaio 1994, (e poi) il 2 ed il 3, le nostre forze furono attaccate da aerei ed elicotteri dell’Esercito federale e diverse delle nostre truppe rimasero bloccate qui nelle montagne attorno a San Cristóbal de Las Casas. Chi non ricorda le immagini degli aeroplani che sganciavano bombe.
“Furono i fratelli di La Hormiga, gli autisti, gli autotrasportatori che, senza chiedere niente in cambio, trasportarono le nostre truppe in posti più sicuri.
“Ad uno di loro consegnai come simbolo un arma che avevamo tolto a questi caproni della Pubblica Sicurezza e gli dissi: ‘Gli zapatisti non dimenticano quello che state facendo per noi’. Questi fratelli, evangelici in maggioranza, chamulas in maggioranza, indigeni tutti, ci diedero la mano e salvarono la vita di molti dei nostri compagni. Allora non c’erano foto, né videocamere, né microfoni, né interviste. C’erano bombe e pallottole, e fu in questa citt , con gli indigeni che la costruirono e dalla quale furono espulsi fino a qua, dove l’EZLN trovò la sua prima alleanza ed il primo appoggio da gente umile e semplice.
“E come allora dissi a quei fratelli trasportatori nel periferico, ripeto che noi zapatisti non dimentichiamo quello che fecero per noi quando non eravamo famosi, non eravamo niente, quando l’ordine dato a tutti i soldati era di ucciderci tutti; il vostro gesto lo conserviamo nel cuore.
“È un onore ritornare qui, vedervi, ascoltarvi e ripetervi quello che dicemmo allora a quei fratelli: ‘Grazie compagni di La Hormiga
“Mi dicono di dire il nome del compagno al quale ho dato il fucile. Si chiama Juan Gómez Ruiz, attualmente in carcere per motivi politici, per repressione del governo. Speriamo che la nostra voce arrivi fino a lui e che ricordi l’alba di quel giorno e a cui rivolgo il mio riconoscimento”.
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