“Chi può imprigionare la furia di un vulcano?”
Lettera di Nacho del Valle, condannato a 67 anni di reclusione, dal “carcere di sterminio di La Palma”
di Ignacio del Valle
Fronte Popolare in Difesa della Terra, Atenco, Messico
7 maggio 2007
Fratelli, compagni, compagne tutte: Dal più profondo dei nostri cuori vi mando un saluto ed un abbraccio fraterno augurandovi ogni bene nei vostri cuori ed azioni, per seguire sempre la stessa stella, la rotta che ci conduce al sogno anelato che insieme conquisteremo nonostante il cammino di dolore e di rabbia che questo comporta.
So che siete coloro che hanno fatto proprio il nostro dolore e la nostra rabbia, la nostra impotenza, le nostre grida, quelli che sempre, in silenzio, hanno sopportato, resistito, camminato, costruito i sentieri che attendono i nostri passi, condividendo uniti, orizzonti che i nostri antenati hanno forgiato con dolore e morte, senza vendersi, senza piegarsi, resistendo, brandendo nei loro pugni mille futuri come bandiere che sventolano aurore di speranza.
Oggi è un anno da quando la bestia ci ha aggrediti offendendo i nostri sentimenti più sacri nel modo più codardo e vile, lasciando una ferita molto profonda che ci scuote di rabbia, e che non si dimentica, e ci incita a raddoppiare gli sforzi per proseguire la marcia e non fermarci mai, anche se la strada sarà lunga, tortuosa e insediata di pericoli che ci minacciano senza fine, non dobbiamo fermarci dunque perché siamo ruscelli che alla chiamata della pioggia formeremo cascate d’acqua ed insieme affogheremo la bestia, rompendo con impeto le sbarre che imprigionano i nostri sogni più sublimi di giustizia e libertà.
A tutti: la nostra gratitudine che sorge dai nostri sentimenti che sono sopravvissuti all’attacco senza impietoso, che ha riempito di ferite, paura e dolore le nostre anime e la nostra carne, davanti al dramma della repressione che con furia rabbiosa ha attaccato il nostro popolo, come dimenticare il vostro aiuto fraterno e deciso che col sangue ha tinto la nostra audacia nel dire Basta! No a donazioni accompagnate da bugie di buona volontà e misericordia! Perché, come può esserci buona volontà se ci sfruttano, umiliano, ed assassinano in nome del diritto e prendono dalla nostra vita la forza creativa che le nostre mani formano con la materia dandole vita? Come può esserci giustizia se ci denunciano, insozzandoci con frasi ingiuriose come fossimo criminali? E loro che si mostrano come vittime davanti alle proteste del nostro popolo. Applicando le misure più perverse per imporre le loro condizioni repressive, instaurando paura e intimidazione.
Ma, dopotutto, la bestia si sbaglia di nuovo; perché, chi può imprigionare la furia di un vulcano? Silenzio di secoli che esplode di rabbia e dolore; chi ha potuto imprigionare l’universo di ali libertarie che si librano in volo come luci che fendono le nebbie che imprigionano i nostri sogni? Chi ha potuto imprigionare la luce che sprigiona in aneliti? Che colpisce nella sua sollecitudine per svegliare e condurre la sua marcia verso orizzonti di giustizia e libertà; chi può fermare la marcia dei tuoi passi? .
A tutti i fratelli e tutte le sorelle ribadisco la nostra riconoscenza, rispetto umano e gratitudine per la vostra solidarietà rivoluzionaria.
Come collettivi, organizzazioni grandi e piccole e di tutte le dimensioni, di tutti i settori, coloni, studenti, contadini, fratelli indigeni, quelli della città, del campo o delle montagne, la lotta segue.
La prigione fa male ma non uccide, chi muore è chi si piega, chi si arrende.
Dal carcere di sterminio di La Palma
Ignacio del Valle
Fronte dei Popoli in Difesa della Terra
(Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)
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