<i>"The Name of Our Country is América" - Simon Bolivar</i> The Narco News Bulletin<br><small>Reporting on the War on Drugs and Democracy from Latin America
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Narco News Issue #43

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L’Altra Campagna nel Nord del Messico: dire “Oaxaca” in alto e in basso

Parole del Delegato Zero alla fine del giro nazionale


di La Sesta Commissione dell'EZLN
Enlace Zapatista

5 dicembre 2006

QUESTO È COSÌ ALTRO E TANTO GRANDE CHE NON CI STA NELLA GEOGRAFIA DELL’ALTO

PAROLE DEL DELEGATO ZERO DELLA COMMISSIONE SESTA DELL’EZLN
2 Dicembre 2006 – COPAI-Messico

I – L’Altra Campagna nel Nord del Messico: dire “Oaxaca” in alto e in basso

Centinaia di arrestate ed arrestate illegalmente, decine di desaparecidos, torture, perquisizioni, colpi. Uomini e donne giovani, indigeni, bambini e bambine, anziani ed anziane. Come dire: il popolo oaxaqueño in basso. In alto la Polizia Federale Preventiva, i paramilitari di Ulises Ruiz, i grandi mezzi di comunicazione, la classe politica.

Tacere di fronte a questo è dire “Oaxaca” dall’alto e dall’alto fare i conti allegri… ed idioti.

Perché lassù in alto stanno per dichiarare che tutto è tornato alla normalità e che il “conflitto” è controllato perché sono stati arrestati “i dirigenti”, come se quel movimento avesse dei “leader” che possano essere comprati o incarcerati o ammazzati. Dicono che ora bisogna voltarsi dall’altra parte. Cioè, non smettere di guardare verso l’alto, verso la pompa magna del potere politico, verso le sue simulazioni, verso la loro dimostrazione che comandano ed ordinano mentre il vero Potere dà l’ordine del giorno ai suoi mezzi di comunicazione, ai suoi commentatori, annunciatori, artisti, intellettuali, capi di polizia, comandi militari e paramilitari.

Dire “Oaxaca” in basso è dire compagna e compagno, è accogliere chi è perseguitato, è mobilitare le proprie forze perché ricompaiano i desaparecidos, per la liberazione delle detenute e dei detenuti, è informare, è appellarsi alla solidarietà ed all’appoggio internazionale, è non tacere, è parlare di questo dolore del sud e dichiarare che si estende per tutto il paese ed oltre le frontiere dei 4 lati, come se fosse da sotto dove si nominano, si parlano, si ascoltano, si camminano i dolori.

Oaxaca si estende nel dolore, ma anche nella lotta. Pezzi di questo popolo, come se si trattasse di un puzzle, si spartiscono per tutto il territorio nazionale ed oltre ad un limite geografico che, almeno nel nord, è più ridicolo che mai.

Durante i due mesi in cui ci siamo attardati a camminare per i differenti angoli del nord messicano, Oaxaca ha continuato ad apparire: una volta e poi un’altra ancora. E si vestiva di dolore e di rabbia, e ci parlava e ci guardava.

E l’Altra ha ascoltato ed ascolta e tende le braccia come le hanno tese, in solidarietà con Oaxaca, le migliaia di zapatisti che hanno paralizzato le strade del Chiapas in due occasioni, e le Altre in tutti gli angoli del Messico del Basso, e gli altri ed altre negli angoli del mondo. Come le tendono. Come coloro che continueranno a tendere le loro braccia anche se nessuno ne tenga il conto, come se non fosse che lo specchio frammentato che siamo noi che siamo nessuno.

Di fronte a Oaxaca, per Oaxaca e da Oaxaca, diciamo:

COMUNICATO DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO - COMANDO GENERALE DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE

MESSICO
2 DICEMBRE 2006

AL POPOLO DEL MESSICO
AI POPOLI DEL MONDO

SORELLE E FRATELLI:

L’ATTACCO CHE HA SOFFERTO E SOFFRE IL POPOLO DI OAXACA, NOSTRO FRATELLO, NON PUÒ ESSERE IGNORATO DA QUELLI CHE COME NOI LOTTANO PER LIBERTÀ, GIUSTIZIA E DEMOCRAZIA IN TUTTI GLI ANGOLI DEL PIANETA.

PER QUESTO MOTIVO, L’EZLN INVITA OGNI PERSONA ONESTA, IN MESSICO E NEL MONDO, AFFINCHÉ DIANO INIZIO, SUBITO, AD AZIONI CONTINUE DI SOLIDARIETÀ E IN APPOGGIO AL POPOLO OAXAQUEÑO, CON LE SEGUENTI RIVENDICAZIONI:

  • PER LA PRESENTAZIONE IN VITA DEI DESAPARECIDOS
  • PER LA LIBERAZIONE DELLE DETENUTE E DEI DETENUTI
  • PERCHÈ SE NE VADANO ULISES RUIZ E LE FORZE FEDERALI DA OAXACA
  • PER LA PUNIZIONE DEI COLPEVOLI DI TORTURE, VIOLAZIONI E OMICIDI

INSOMMA: PER LIBERTÀ, DEMOCRAZIA E GIUSTIZIA PER IL POPOLO DI OAXACA.

INVITIAMO CHE IN QUESTA CAMPAGNA INTERNAZIONALE SI DICA, IN TUTTI I MODI ED IN TUTTI I POSTI POSSIBILI, QUELLO CHE È SUCCESSO E SUCCEDE A OAXACA, OGNUNO A MODO SUO, CON I SUOI TEMPI E NEI PROPRI POSTI.

INVITIAMO A FAR CONFLUIRE QUESTE AZIONI IN UNA MOBILITAZIONE MONDIALE PER OAXACA IL 22 DICEMBRE 2006.

IL POPOLO OAXAQUEÑO NON È SOLO. BISOGNA DIRLO E DIMOSTRARLO, A LUI ED A TUTTI.

Democrazia!
Libertà!
Giustizia!

Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale Messico
Subcomandante Insurgente Marcos
Messico, Dicembre 2006

II - 45mila chilometri in una (ALTRA) campagna

Nella sua partecipazione nella prima tappa dell’Altra Campagna, la Commissione Sesta dell’EZLN ha percorso circa 45mila chilometri (47mille 890, ha segnato qualcuno che ha tenuto il conto) attraverso un territorio di quello che possiamo ormai chiamare, con conoscenza di causa, effetto e destino, l’Altro Messico: quello di quelli in basso.

Quello che abbiamo visto ed ascoltato non ha solo mandato all’aria la faccenda dei 31 stati e di un Distretto Federale, poiché ci siamo trovati con compagni e compagne di, almeno, 35 stati: le 32 della geografia dell’alto, più la Comarca Lagunera, la Huasteca e quello stato che cresce con un’identità propria al nord del río Bravo.

L’alito che muove all’Altra Campagna è tanto grande che non riesce a stare nemmeno dentro alle frontiere: al nord del río Bravo c’è un altro Messico.

“Non abbiamo mai perduto. Siamo qui. Staremo qui sempre”, dice una bambina chicana che sa quello che dice.

Abbiamo ascoltato e visto molti Messico, con colori e lingue diverse, con passi diversi. E con loro ci siamo resi conto che tutti si fanno uno quando parlano del dolore e di fare ribellione.

A piedi, in moto, a cavallo, in bicicletta, in auto, in treno ed in barca, abbiamo percorso 45mila chilometri di una campagna molto altra e, per usare le parole una donna indigena rarámuri, nel Sierra Tarahumara, “abbiamo visto la malattia e nello stesso posto abbiamo trovato la medicina”.

Con una luce propria il dolore ha brillato ed è cominciato a scintillare l’albero della resistenza che in basso ha radici secoli.

Non possiamo continuare a resistere soli, ognuno al proprio posto. Dobbiamo unirci, per noi e per tutti.

In poche parole, il Messico potrà vivere solo se vive il Messico del Basso.

Ed il Messico del basso potrà vivere solo con la libertà delle prigioniere e dei prigionieri di Atenco, con quella di tutte le prigioniere ed i prigionieri politici del paese, con la presentazione in vita delle e dei desaparecid@s e con la cancellazione di tutti i mandati di cattura contro gli attivisti e le attiviste sociali.

III - Né azzurro né giallo, anche l’Altro Nord esiste

Le 4 ruote del capitalismo: spoliazione, disprezzo, sfruttamento e repressione, uniscono in basso ciò che in alto dividono basandosi su inchieste e desideri azzurri e gialli.

L’Altra Campagna ha recuperato il paese, ha riscoperto che il nord è pure Messico.

Alcuni esempi:

C’è una linea in alto che unisce Teacapán e Dautillo, in Sinaloa, con Isla Mujeres, in Quintana Roo, e Puerto Progreso, in Yucatan; Joaquín Amaro e San Isidro, in Chiapas, con Matamoros, in Tamaulipas, ed El Mayor, in Bassa California.

In questi 8 angoli del Messico in basso, famiglie di pescatori sono perseguitate perché lavorano. Così si dà la criminalizzazione del lavoro, con l’alibi dell’attenzione all’ecosistema.

La politica ambientale dei governi neoliberali, tanto quello federale come quelli statali e municipali, è di distruzione della natura… o di strapparla ai suoi legittimi guardiani per consegnarla alla voracità delle grandi imprese.

Dall’altra parte, in tre stati, Sonora, Zacatecas e San Luis Potosí, governati rispettivamente dal PRI, dal PRD e dal PAN, si può constatare che cosa vuol dire “mantenere le variabili macroeconomiche”.

In questi stati c’è solo distruzione della campagna messicana e spopolamento per l’espulsione di milioni di messicani verso gli Stati Uniti. E ricostruzione delle vecchie tenute porfiriste e loro raddoppio con emigranti indigeni degli stati del sud e sudest del Messico.

In Messico, la “modernità” è ritornare all’epoca porfirista.

IV - Dopo il Secolo XX, in alto segue… il secolo XIX

La macchina di produzione merci si nasconde nella causa ma non nell’effetto. Dietro il mercato e dietro il salario si nasconde il nucleo forte dal sistema: la proprietà privata dei mezzi di produzione e di cambiamento.

Le nuove nazioni che partecipano alla neo conquista del Messico sono formate dalle banche, dalle industrie e dal commercio, tutti stranieri. Ed i suoi eserciti di conquista e di occupazione sono deputati, senatori, presidenti municipali, deputati locali, governatori, presidenti della repubblica, segretari di Stato.

Questa è la storia presente che unisce il Messico del nord, del centro e del sud. I tempi di fine secolo del XIX e degli inizi del XX sono ritornati:

  • Spoliazione di terre.
  • Distruzione della cultura e la storia.
  • Distruzione della natura.
  • Distruzione del tessuto comunitario.
  • Distruzione della cultura organizzativa.
  • Violenza di genere contro le donne, interfamiliare, sociale, culturale ed istituzionale.
  • Disprezzo dei più grandi, degli anziani.
  • Mercificazione dell’infanzia.
  • Criminalizzazione della gioventù.
  • Privatizzazione della scuola media superiore e superiore.
  • Smantellamento del sistema educativo primario e secondario.
  • Smantellamento della previdenza sociale.
  • Distruzione e ricostruzione delle condizioni lavorative, per riportarle ai tempi di Porfirio Díaz.
  • Sopraffazione del commercio ambulante ed asfissia del piccolo e medio commercio a beneficio del gran capitale commerciale straniero.
  • Disprezzo e Repressione contro la differenza sessuale, anche dentro la sinistra.
  • Autismo perverso dei grandi mezzi di comunicazione.

“La fame abbatte, ma la dignità indigena rialza”, ci ha detto una donna indigena, capo dei Kumiai.

In Messico si lavora per non morire e si muore di lavoro.

V – Siamo chi siamo

Il corpo principale dell’Altra Campagna sono indigeni, giovani e donne. Lavoratori e lavoratrici della campagna e della città, tutti e tutte loro.

Nel nord abbiamo ritrovato Oaxaca nei Triquis, nei mixtecos e zapotecos, e pure nei Kumiais, Kiliwas, Kukapas, Tohono O´odham o Papágos, Comca´ac o Seris, Pimas, Yaquis, Mayos Yoreme, Rarámuris, Caxacanes, Coras, Wixaritari, Kikapoos, Maskovos, Teenek, Pames, Nahuas, Chichimecas, Tepehuanos, Guarijios.

Nei villaggi, nelle tribù e nelle nazioni indigene del nord è più frequente e normale trovare donne che sono i capi, le dirigenti e le leader.

“Vogliamo continuare ad essere quello che siamo”, ci ha detto un’indigena rarámuri. E l’avrebbe potuto dire un giovane, una ragazza, una donna.

“Che cammini la voce per dar forza a questo mondo”, dice la donna, giovane ed indigena nel nord del Messico.

VI - In basso, un cuore si conosce

La lotta anticapitalista non nasce con la Sesta Dichiarazione e l’Altra Campagna, ha seguito e segue molte strade in organizzazioni politiche, sociali, non governative, popoli indios, collettivi, gruppi, famiglie ed a livello individuale.

La Sesta e l’Altra sono state l’appello a ritrovarci, a conoscerci, a rispettarci, ad unirci.

E ci si è riusciti.

Adesso dobbiamo tutti, tutte, rispondere come l’Altra Campagna che siamo, dove siamo, come vediamo il Messico ed il mondo, che cosa vogliamo fare e come lo faremo.

Per questo stiamo invitando ad una consultazione interna dal 4 al 10 dicembre di quest’anno.

L’Altra Campagna non è un’altra lotta in basso, è quella di ognuno, ma tendendo altri ponti, quelli della solidarietà e dell’appoggio, quelli dello stesso dolore e dell’identica ribellione, quelli del rispetto, quelli delle differenze conoscendosi e riconoscendosi.

L’Altro Messico incomincia in basso. E non finisce fino a che non si possa rifarlo, perché manca quello che manca.

L’Altra Campagna si fa Altra di fronte all’alto ed ai suoi specchietti. Non confluiremo né ci uniremo. Coloro che si oppongono a Calderón dall’alto, non cercano un cambiamento del paese, ma di arrivare al Potere. Noi e quelli che si oppongono a Calderón dal basso, siamo contro tutto quello che lassù in alto simula idee e pratica disprezzi.

L’ufficiale sarà abbattuto ed il “legittimo” anche, e lo stesso il nome che si assegni colui che suppone che tutto tornerà uguale a prima e che dall’alto si decide per e contro ciò che sta in basso, amministrando lo stesso incubo che soffriamo.
Questo paese è pieno di cantoni, di angoli.

Da lì, e non dai palazzi, dalle sedi di governo e dai bunker della classe politica, uscirà, crescerà e ci sarà un’altra alternativa.

Tutto il paese vive in un carcere, ma ci sono carceri che sembrano e sono prigioni. Per questo la lotta per la presentazione in vita dei desaparecidos, la libertà per i prigionieri e le prigioniere di Atenco, ed ora di Oaxaca, devono far parte di una campagna nazionale.

Insieme a questo, possono partire movimenti nazionali contro le alte tariffe elettriche, per la difesa e la protezione dell’ecosistema e per la promozione del commercio ambulante e del piccolo commercio, così come il boicottaggio del grande commercio.

Come zapatisti richiamiamo l’attenzione sull’apporto delle lotte anticapitaliste di gruppi e collettivi anarchici e libertari nella loro autogestione.

In Chihuahua ci hanno parlato dei Tlatoleros, i messaggeri indigeni che percorrevano i paesi invitando ad alzarsi contro il vicereame. In un modo o nell’altro, siamo stati e saremo questo.

Mentre coloro che guardavano verso l’alto tornano al quotidiano ed al tema di moda, l’Altra Campagna guarda se stessa, si definisce, si prepara.

In alto guardano, parlano e si fanno domande sul 2012. In basso l’Altra Campagna continuerà a domandare chi e che cosa nel Programma Nazionale di Lotta, dopo il come e il quando. Allora il calendario in alto sarà rotto e sorgerà un altro in basso ed a sinistra.

È arrivata l’ora. Saremo quello che siamo, però altri migliori.

Bisogna svegliarsi.

Subcomandante Insurgente Marcos
Commissione Sesta dell’EZLN – Delegato Zero
Messico, Dicembre 2006

P.S. - Nella stanza senza finestre di Ombra, solo l’orologio permette di distinguere il giorno dalla notte. Lì è sempre l’alba. Ombra si prepara ora per tornare alle ombre che l’hanno fatto nascere e l’alimentano. Fa conti e resoconti. Si accomoda di nuovo il cuore rotto e pieno di cicatrici e rammendi. Alza ancore, spiega vele. Un altro paese si porta attaccato ai piedi, alla pelle, nelle orecchie e nello sguardo. Porta un dolore ed una rabbia che non ci stanno nelle parole di tutte le lingue. Nelle montagne del sudest messicano, il bruno cuore collettivo che comanda, aspetta una risposta che conosce già da secoli: bisogna svegliarsi all’alba, come da solo si sveglia il giorno, cioè, con dolore e rabbia. Ombra sa quello che ascolterà sulle brune montagne che lo chiamano. Dando sollievo al dolore e speranza alla rabbia, in lingua ancestrale dirà: “Non preoccuparti molto, non aver pena, perché non sia triste il cuore della nostra Patria, perché ancora manca quello che manca”.

(traduzione del Comitato Chiapas di Torino)

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