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Narco News Issue #39

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Voci dalla plenaria zapatista a Chablekal, Yucatán


di Rafael Gómez Chi
Por Esto!

19 gennaio 2006

A Carmelo Aké ha tremato la voce, ma l’anima non è spezzata. In piedi, davanti al Subcomandante Marcos, ha stretto i denti ed il microfono e le sue parole hanno preso forza: “Non ne vogliamo più di queste cose, che si accorgano che non siamo animali, siamo indigeni, abbiamo anche il sangue di Cristo”.

Carmelo è a Chablekal da Sotuta, la terra di Nachi Cocom, a chiedere ai presenti dell’Altra Campagna, di unirsi “contro l’emarginazione dei malgoverni”.

“Vivo e lavoro in campagna vendendo carbone per far vivere i miei figli, ma è una vita miserabile fatta dai boia e di questo non ne possiamo più”, ha detto con un nodo in gola.

Il “Delegato Zero” lo ha guardato, attento. In un quaderno prendeva appunti di quanto diceva Carmelo e degli altri interventi e quando questo indigeno ha ringraziato per l’opportunità datagli di parlare, è stato uno dei primi ad applaudirlo, all’inizio delle riunioni che si prolungheranno per tre giorni nel commissariato di Chablekal e la Piazza Principale di Merida.

“L’Altra Campagna” è arrivata di buon mattino a Chablekal. Il Subcomandante Marcos è arrivato alle 04:15 del mattino in mezzo ad una carovana di 20 veicoli che l’hanno scortato da Quintana Roo. Ha raggiunto lo Yucatan sulla strada in quota seguito da una ventina di giornalisti capitolini e di altri che si sono definiti “alternativi” e “indipendenti”, ma con “pc portatili”, cellulari e registratori cd-rom.

Questa comunità, all’improvviso, si è riempita di poliziotti in abiti civili, elementi della Segreteria di Governo che si facevano passare per locali e si è perfino diffusa la voce che membri dello Stato Maggiore Presidenziale controllavano discretamente, a distanza.

Chablekal è a nord del municipio. Vicino si trovano i siti archeologici di Dzibilchaltún, ma anche un’università privata costruita dai Legionari di Cristo, una delle élite della Chiesa Cattolica, e, sulla stessa strada, il golf club La Ceiba, dove vive, nel più puro stile del capitalismo, parte del jet-set yucateco.

Sede della riunione col “Delegato Zero” è una proprietà denominato “Uay ja”, che in lingua maya è “Acqua stregata”, sotto il controllo del gruppo “Indignación”, formato dal sacerdote Raúl Lugo Rodríguez, Martha Capetillo Campos, Cristina Muñoz Menéndez, Nancy Walker Olvera. Si trova a due isolati a nord di Chablekal, comunità che ha visto interrompersi la sua tranquillità abituale, piena di automobili nel centro e di persone che simpatizzano col movimento zapatista, tra qui si trova il consigliere elettorale Pedro Regalado Uc Beh.

Ad ingresso controllato, questo non ha però impedito che un venditore di “kibis” facesse affari accodandosi come “simpatizzante”, da un lato c’erano gli accompagnatori della carovana, dell’altro i simpatizzanti e poi i reporter. C’è stata anche vendita di libri su argomenti comunisti e compact disk di “musica rivoluzionaria”.

La prima parte della riunione è iniziata alle 09:40 con diversi interventi. Alcuni di persone che si presentavano solamente, ma altri che denunciavano l’oppressione di cui sono vittime omosessuali, studenti, professionisti disoccupati, indigeni oppressi, donne vessate, operai sfruttati.

Così, Juan Carlos Ávila, Jorge Gómez Guzmán e César Sánchez hanno preso la parola, e così le casalinghe come Rosario Frías Domínguez, che non riescono a far fronte alle spese per la famiglia. O come Lázaro Tut Chi, che ha chiesto per quale ragione la riunione non si è tenuta in luoghi come Sotuta o Yaxcabá, dove si poteva percepire con maggiore chiarezza “il sentimento del popolo maya”.

Guillermo Barrera ha detto che forse ci libereremo della paura e della falsa democrazia che vive il Messico e Carlos Méndez Benavides ha raccontato il calvario dei malati di AIDS, sepolti a proposito dal “governo del cambiamento” che promise loro che tutto sarebbe stato diverso, ma che alla fine li ha relegati nell’oblio.

Randy Soberanis e Charly Azueta hanno esposto i loro punti di vista, i loro reclami, Mauricio Macosay Vallado si è presentato ed Alfredo Barrera Rubio, ex direttore del Centro dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia dello Stato, ha criticato il “governo del cambiamento” per aver attaccato il patrimonio culturale del paese con una legge che privilegia la privatizzazione degli spazi e si scagli contro la Scuola Nazionale di Antropologia e Storia e Belle Arti”.

Ha affermato che l’indigeno maya precolombiano viene molto idealizzato e viene perfino mostrato nei musei in Europa, ma nella realtà è discriminato e non gli è nemmeno permesso di conoscere le vestigia lasciate dai suoi predecessori, per cui ha chiesto di unire le forze nella lotta.

La prima parte delle discussioni si è conclusa poco dopo mezzogiorno. In una pausa, il Subcomandante Marcos si è riunito in privato con gli studenti di una scuola primari di Chablekal, ha pranzato e verso le due del pomeriggio è tornato al forum dove però non ci sono stati altri interventi. Dopo alcuni minuti è tornato nei suoi alloggi privati.

Nel pomeriggio, alle 16:28, è uscito di nuovo ed in questa occasione si è scagliato contro i partiti politici, specialmente il PRD. Nel pomeriggio ha partecipato brevemente l’attrice yucateca Ofelia Medina, che ha segnalato la necessità di orientare la discussione intorno all’uguaglianza di genere, perché le donne sono quelle che più soffrono la discriminazione in vari aspetti.

Dopo questo, la discussione è proseguita intorno ai sei punti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, benché la maggioranza degli interventi sono stati ridondanti ed in molti dei casi si allontanavano dagli obiettivi, tirando in ballo situazioni particolari.

Alla fine, il sacerdote Raúl Lugo Rodríguez, moderatore degli interventi, ha comunicato che oggi alle nove del mattino, la riunione sarà di carattere privato ed i mezzi di comunicazione, come il pubblico in generale, potranno accedere solo dopo le quattro del pomeriggio.

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